Gli oggetti che perseguo sono proiezioni della mia mente, in quanto sono simboli dai quali essa trae sensazioni. La parola “Dio”, la parola “amore”, la parola “comunismo”, la parola “democrazia”, la parola “nazionalismo” sono tutti simboli che danno alla mente alcune sensazioni, e cui perciò la mente si accosta. Come ben sappiamo, voi ed io, qualsiasi sensazione fatalmente ha un termine, e così siamo costretti a passare da una sensazione a un’altra; e ogni sensazione rafforza l’abitudine di perseguire altre sensazioni. Così la mente diventa un puro strumento della sensazione e della memoria, e in questo processo ci troviamo catturati. Finché la mente cerca ulteriore esperienza, potrà pensare soltanto in termini di sensazione; e qualsiasi esperienza che possa essere spontanea, creativa, vitale, veramente nuova, viene immediatamente ridotta a sensazione, e persegue quella sensazione, e infine, così, si fa memoria. Perciò l’esperienza è morta e la mente diventa semplicemente una palude stagnante del passato.

Tratto da “La prima ed ultima libertà” di Jiddu Krishnamurti