IL CANTO DELLA MEDITAZIONE – E’ un piccolo libro di circa 170 pagine, economico, dall’apparenza semplice che volendo si può leggere in meno di due ore.
E’ uno dei primi scritti di Osho e forse, proprio per questo, racchiude più di altri il suo profondo e prezioso insegnamento.Già dalle prime pagine si rimane colpiti per la profondità delle parole e per il significato che ogni pensiero racchiude e si comprende, quanto sia importante ed efficace l’insegnamento di Osho se ascoltato con il cuore.
Dopo averlo letto ed averne evidenziati quasi la metà dei testi, ho pensato che era un libro speciale da regalare come si regala qualcosa di prezioso … ancor oggi rimango di quell’idea e lo consiglierei a chiunque desideri approfondire e intraprendere la strada del cuore e della consapevolezza …(Andrea Amidei – Pomodorozen)
Alcuni brani estratti dal libro “Il canto della meditazione”
Prefazione
Questo libro ci conduce in modo semplice e diretto all’essenza della meditazione. Si tratta di una serie di discorsi in cui Osho commenta il canto della meditazione, un breve testo di Hakuin, maestro zen del XVIII secolo, “Il canto di Hakuin non è un canto, non è una canzone qualsiasi; è una delle affermazioni più straordinarie che siano mai state pronunciate … Più sai che cos’è la meditazione – non intellettualmente ma esistenzialmente – più senti cos’è la meditazione, più facilmente ti ci addentri. E un giorno il suo significato esploderà in te”.
Premessa di Osho (pag. 9)
Ho letto il ccanto della meditazione di Hakuin molti anni fa, ma non ricordo di avergli dato lo stesso significato che gli dai tu.E’ naturale! Il mio significato è il mio significato, il tuo significato è il tuo. Come potrebbe essere lo stesso? Non è possibile! La tua interpretazione scaturisce da te, non haniente a che vedere con il canto di Hakuin. Quando leggi il vangelo, non leggi Gesù, ma te stesso. Quando leggi la Gita non leggi Krishna, ma te stesso. La tua interpretazione non è presente nel libro, è naturale:il libro è solo una scusa …
(pag. 10)
Ricorda: mentre mi ascolti metti da parte la tua mente. Ascolta per la pura gioia di ascoltare, come ascolti un uccello cantare, come ascolti il vento tra gli alberi, solo così. Non c’è alcun bisogno di preoccuparsi del significato. In questo modo ti avvicinerai al vero significato. …
Il silenzio (pag. 20-22)
Hakuin era un uomo di poche parole, un uomo di silenzio. Poteva non parlare per anni , e poi dire una o due parole.
Una volta l’imperatore del giappone lo invitò a tenere un sermone a palazzo. La regine e il re, il primo ministro, gli altri ministri, gli alti ufficiali e i generali, tutti si riunirono con profondo rispetto per ascoltarlo. Hakuin si presentò, si fermò un minuto, si guardò attorno e lasciò la sala. Il re era sconcertato. Chiese al primo ministro: “Che cosa gli è preso? Eravamo venuti per ascoltarlo!”. Il vecchio primo ministro rispose: “Questo è il più grande sermone che io abbia mai ascoltato. L’ha pronunciato! Tu gli avevi chiesto di venire e insegnarti il silenzio. E lui l’ha insegnato! E’ stato lì, in silenzio, era silenzio. Che cosa chiedi di più? Che cosa domandi ancora? In quei pochi secondi egli era puro silenzio. Era assoluto silenzio. Era silenzio vibrante, pulsante. Ma tu cercavi di sentire delle parole”.
Ma sul silenzio nulla può essere detto, e tutto ciò che viene detto è sbagliato. Come puoi dire qualcosa sul silenzio? Qualunque cosa tu dica lo renderà falso. Ecco perchè Lao Tzu cide: non si può dire nulla sul Tao – e se si dice qualcosa, nel momento stesso in cui viene detto diventa falso. Il Tao è silenzio, ma non il silenzio di un cimitero. E’ il silenzio di un giardino, dove gli alberi sono vivi e respirano, eppure c’è completo silenzio. Non è un silenzio morto, è un silenzio vivo. Ecco perchè Hakuin ha chiamato questo canto: Canto della Meditazione.
Buddha dice: mi avvicino alla realtà non credendo, ma vedendo. La sua religione è stata definita “ihi passika” : “vieni e vedi”, non “vieni e credi”. Buddha dice: “vieni e vedi, ihi passika”. E’ qui, presente – devi solo venire e vedere. Non ti chiede di credere. Egli è l’unico grande maestro al mondo che ha abbandonato la professione di fede – e lasciandola cadereha trasformato la religione da una cosa molto infantile a una molto matura. Con Buddha la religione è diventata giovane. Prima era infantile. Era una sorta di credo – il credo è superstizione, è frutto della paura. Il credo è cieco. Buddha ha dato gli occhi alla religione. Egli dice: se vedi non c’è alcun bisogno di credere. Quando hai visto non c’è credo, c’è conoscenza.
La meditazione (pag. 22)
La meditazione non è altro che l’arte di paprire gli occhi. L’arte di pulire i tuoi occhi, l’arte di eliminare la polvere che si è accumulata sullo specchio della tua consapevolezza. E’ naturale che la polvere si accumuli. L’umo ha continuato a viaggiare per migliaia di vite- e la polvere si è accumulata. Noi siamo tutti viaggiatori, molta polvere si è accumulata – così tanta che lo specchio è completamente scomparso. C’è solo polvere su polvere, strati e strati di polvere, e tu non riesci a vedere lo specchio. Ma lo specchio è ancora lì – non lo si può perdere, poichè è la tua vera natura. Se si potesse perdere non sarebbe la tua natura. Non è che tu hai uno specchi, tu sei lo specchio. Il viaggiatore è lo specchio – non può perderlo, può solo dimenticarlo. Al massimo, si tratta di una dimenticanza. …
Il desiderio e la felicità (pagg. 23.24,25,35)
Felicità. Beatitudine. Gioia. Ecco cosa stai cercando. L’hai cercata per millenni e non l’hai ancora trovata. E’ il momento, il momento giusto, per ripensarci, per meditare di nuovo. Hai continuato a cercare, a sforzarti così intensamente – forse ti stai perdendo proprio a causa di questo sforzo? E’ forse questo cercare che ti allontana dalla felicità? Pensiemoci di nuovo, riflettiamoci sopra. Fai una piccola pausa nella tua ricerca, fai un riepilogo.
… Nessuno l’ha mai trovata cercandola. C’è qualcosa di sbagliato nella ricerca stessa. Mentre cerchi, naturalmente ti dimentichi di te stesso; cominci a guardare dappertutto, in qualunque altro posto … E la ricerca diventa sempre più disperata, poichè cerchi sempre più intensamente e non trovi nulla, sarai preso da un’ansia spasmodica: “Ce la farò, questa volta, o mi sfuggirà di nuovo?”.
La felicità è la funzione della tua consapevolezza quando è risvegliata. L’infelicità è la funzione della tua consapevolezza quando è addormentata.
Forse il tentare porta persino all’infelicità. Forse tutto il rumore del mio desiderare ha tenuto lontano lo strano uccello dalle mie spalle. Ho inseguito la felicità così a lungo e così fortemente. Ho cercato nei luoghi più remoti, in lungo e in largo. Ho sempre immaginato che la felicità fosse un’isola nel fiume. Forse essa è il fiume. Pensavo che la felicità fosse il nome di una taverna in fondo alla strada. Forse essa è la strada. Credevo che la felicità fosse sempre domani, e poi domani, e poi domani, e domani ancora. Forse essa è qui. Forse essa è ora.
E io ho guardato in qualsiasi altro luogo.
€ 9
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