“Un lama della provincia di Golok, nel Tibet orientale, andò a visitare il grande Jamgön Kongtrül Lodrö Thaye e gli raccontò di essere rimasto in una casetta di ritiro in meditazione per nove o dieci anni. «La mia pratica va abbastanza bene ora e a volte sviluppo una certa chiaroveggenza. Quando mi concentro su qualche cosa, la mia attenzione rimane stabile. Mi sento così calmo e sereno! Mi trovo in un stato completamente privo di pensieri e di concetti, e per lunghi periodi sperimento solo beatitudine, chiarezza e assenza di pensieri. Potrei dire che la mia meditazione ha dato buoni risultati!».
«Che peccato!» commentò Jamgön Kongtrül.
Il praticante se ne andò un po’ abbattuto e tornò il mattino seguente. «Onestamente, Rinpoche, la mia pratica del samadhi è buona. Sono riuscito a livellare tutti gli stati mentali di piacere e di dolore. I tre veleni, l’ira, il desiderio e l’ottusità non hanno più presa su di me. Dopo avere meditato per nove anni, penso di essere a un livello piuttosto buono».
«Che peccato!» ripeté Jamgön Kongtrül.
Il praticante si ritirò nella sua stanza e probabilmente cominciò ad avere qualche dubbio, perché dopo qualche giorno tornò e disse: «Torno al mio ritiro, che cose devo fare?».
Jamgön Rinpoche gli disse: «Non meditare più! Da oggi in poi smetti di meditare. Se vuoi seguire il mio consiglio, torna a casa e va in ritiro per tre anni senza meditare! […]».
Il praticante pensò tra sé: «Che cosa sta dicendo! Che cosa significa? D’altra parte ha fama di essere un grande maestro. Cercherò di fare ciò che dice e vedrò cosa accade». Perciò disse: «Va bene, Rinpoche» e se ne andò. Quando tornò al suo ritiro, ebbe molte difficoltà a non meditare. Ogni volta che lasciava la mente com’è, senza sforzarsi di meditare, si ritrovava a meditare. In seguito disse: «Il primo anno fu molto difficile. Il secondo anno andò un po’ meglio». A quel punto aveva scoperto che meditando aveva semplicemente tenuto occupata la mente e comprese il significato delle parole di Jamgön Kongtrül: «Non meditare».
Il terzo anno raggiunse lo stato autentico della non meditazione e abbandonò completamente ogni sforzo deliberato. Lasciando semplicemente la consapevolezza in una condizione naturale, così com’è, scoprì lo stato perfettamente al di là di fare e del meditare. Nulla di spettacolare si manifestava più nella sua pratica, nemmeno una particolare chiaroveggenza. Anche le esperienze di beatitudine, chiarezza e assenza di pensiero erano svanite e pensò: «Ora la mia pratica della meditazione è andata completamente perduta! Forse è meglio che torni da Rinpoche a chiedere altri consigli!».
Quando si ritrovò alla presenza di Jamgön Kongtrül e gli riferì la sua esperienza, Rinpoche rispose: «Va benissimo! In questi tre anni la tua meditazione ha avuto successo! Benissimo!». Jamgön Kongtrül continuò: «Non meditare avendo in mente deliberatamente qualcosa, ma non distrarti!».
Il praticante disse: «Forse per effetto del mio precedente allenamento allo stato calmo i periodi di distrazione sono abbastanza brevi, non c’è più molta distrazione. Credo di avere scoperto quel che intendevi dire: mi trovo in uno stato non creato dalla meditazione, e che tuttavia dura da sé abbastanza a lungo».
«Va benissimo!» disse Jamgön Kongtrül. «Trascorri il resto della tua vita praticando così»”
Tratto dal libro “Dipinti di arcobaleno” Tulku Urgyen Rinpoche