“Penso che se oggi mi trovassi nelle mani di un maestro, mi direbbe semplicemente: «Guarda, rimani semplicemente fermo. Osserva il tuo respiro. Porta il tuo centro di gravità qui giù». E poi appare. È in te, c’è sempre stato. Tutto ciò che occorre fare è aprirsi. […]

Ci si pone una domanda, questa domanda arriva dalla testa. Se una persona tenta di rimanere immobile, fare un lungo respiro, scivolare giù, lasciar andare, tutto questo rivela che non c’è domanda, non c’è nulla. […]

È come se vi fosse un centro in grado di dare vita a tutte le parti della circonferenza, un centro che illumina. Quando parliamo e ascoltiamo da questo centro, si stabilisce una relazione che dona maggiore significato alle parole. Un’energia che fino allora era rimasta inutilizzata. La maggior parte delle persone parla usando solo la testa e trasmettono meccanicamente delle parole morte. Un’interruzione, un momento di pausa, porta con sé energie insospettabili. Si crea un cambiamento, la qualità dell’energia che viene trasferita è molto diversa. È fresca. Ma non è tanto facile. È facile per noi parlare partendo dalla nostra conoscenza, dall’esperienza accumulata, dall’imitazione degli altri. […]

All’inizio, quando una persona parla da questo centro, si sente a disagio, come se avesse perso il supporto di ciò che conosce. Restare in relazione con ciò che non si conosce, e al tempo stesso mantenersi vicini alla conoscenza che una persona ha accumulato attraverso le esperienze e l’educazione, non è tanto semplice.

Tuttavia, se una persona vivesse la vita più dal proprio centro parlerebbe con maggiore sincerità, troverebbe dentro se stessa risorse inattese. È anche possibile che una persona trovi in se stessa forme di espressione e materiali che erano ben chiusi. Si accede a del materiale che era dormiente. Le diverse combinazioni delle impressioni produrrebbero così un linguaggio più originale ed efficace.
Dobbiamo quindi toglierci di mezzo e consentire al parlare di venir fuori da solo?

Parlare dal centro sarebbe esattamente questo. Comprende un livello di attenzione che abbraccia tutto. Una persona, parlando, dovrebbe essere consapevole in ogni istante del centro che, sebbene non faccia nulla, influenza tutto. Potrebbe essere paragonato alla realtà stessa che, immutabile, muove tutte le cose. Mentre parliamo, ascoltiamo, possiamo avere consapevolezza di questo elemento di coscienza?

Agire partendo da questo centro porta a un’espressione più genuina ed efficace dei pensieri e sentimenti. Vivere partendo da questo centro non fa di una persona un poeta, ma massimizza le sue possibilità come essere umano. Ricordarsi che esiste un elemento di coscienza in se stessi è meglio di non ricordare” (pp. 118-121 132-133).

Tratto dal sito www.lameditazionecomevia.it di Gianfranco Bertagni