Nella consapevolezza non c’è divenire, non c’è nulla da guadagnare. C’è un’osservazione silenziosa senza scelta, senza condanna, da cui scaturisce la comprensione. Quando, in uno stato nel quale non esiste il minimo sforzo per accumulare o accettare qualcosa, i pensieri e i sentimenti possono affiorare e manifestarsi, c’è una consapevolezza incredibilmente vasta, nella quale gli strati più profondi e nascosti della coscienza rivelano il loro significato. Questa consapevolezza rivela un vuoto creativo che non si può né immaginare né definire. La vastità della consapevolezza e il vuoto creativo sono una cosa sola, costituiscono un processo unitario, non sono due cose diverse. Quando osservate in silenzio un problema senza condannarlo o giustificarlo, affiora una consapevolezza passiva nella quale il problema viene capito e risolto. La consapevolezza implica una straordinaria sensibilità, nella quale il pensiero smette di fare affermazioni e scopre i suoi limiti. Finché la mente proietta o definisce qualcosa, non potrà esserci creazione. Solo quando la mente ha smesso di creare problemi, quando è calma, vuota, in uno stato di vigile passività, allora c’è creazione. Creazione implica negazione, che però non è l’opposto dell’affermazione. L’essere niente non è antitetico all’essere qualcosa. Un problema esiste solo quando siamo in cerca di un risultato. Quando non cerchiamo più alcun risultato, anche il problema scompare.

(da “Il libro della vita: Meditazioni quotidiane” di Jiddu Krishnamurti)