Qualsiasi accumulo di conoscenza o di esperienza, ogni tipo di ideale o di immaginazione, qualsiasi pratica che tenda a plasmare la mente in base a quello che “dovrebbe” o “non dovrebbe” essere, rovinano la capacità di indagare e di scoprire. Questo è ovvio […] Allora io credo che la nostra indagine non debba tendere alla soluzione dei nostri problemi immediati, ma piuttosto debba orientarsi a scoprire se sia possibile mettere da parte la mente […] E io credo che sia possibile solo quando la mente è capace di essere consapevole senza pretendere nulla[…] Anche se andiamo dallo psicoanalista, se ci mettiamo a leggere un’infinità di libri, acquisendo un mucchio di conoscenza, anche se andiamo in chiesa a pregare o se ci mettiamo a meditare e a seguire scrupolosamente varie pratiche, la nostra vita continua a rimanere molto superficiale, perché non sappiamo come si fa ad andare in profondità. Penso che solo la consapevolezza consenta, attraverso la comprensione, di penetrare davvero profondamente in noi stessi: essere semplicemente consapevoli dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti, osservarli senza fare confronti, senza condannare nulla. Provate a farlo; vedrete com’è difficile, perché fin dal primo momento ci hanno abituato a condannare, ad approvare, a fare confronti.
(tratto da “Il libro della vita” J. Krishnamurti)