226Sri Daya Mata
SOLTANTO AMORE

Casa Editrice Astrolabio – Roma

Prefazione

di Chakravarthi V. Narasimhan
Sottosegretario Generale agli Affari e al Coordinamento
Inter-dipartimentali delle Nazioni Unite

Nel 1967 ho letto per la prima volta l’Autobiografia di uno yogi e sono venuto così a conoscenza di Paramahansa Yogananda e del movimento della Self-Realization Fellowship. Da allora ho seguito  da vicino l’opera di questa organizzazione. Ho avuto il privilegio di incontrare diverse volte Sri Daya Mataji e alcuni dei suoi più devoti collaboratori. Ho inoltre avuto l’opportunità di visitare il centro della Self-Realization Fellowship di Encinitas, in California, dove Paramahansa Yogananda visse per molti anni.

Come ho già detto, è stato per me un privilegio incontrare Sri Daya Mataji, perché in sua presenza non si può fare a meno di sentirsi avvolti nell’aura spirituale di pace e di serenità che irradia. Fin da giovanissima, Sri Daya Mata si sentì spinta a seguire gli insegnamenti di Paramahansa Yogananda; evidentemente, la scintilla divina dell’illuminazione sprigionata dal suo Guru l’aveva già toccata in giovane età. E’ stata una delle prime seguaci di Sri Yoganandaji e ne è ora la degna erede spirituale nel diffondere il suo messaggio non soltanto in questo Paese e nel mio, ma in tutto il mondo.

Questo messaggio di pace e di serenità interiore, che permette la formazione di una personalità ben equilibrata e completa, è della massima importanza ai nostri giorni. Viviamo in un’epoca  tumultuoso e il ritmo dei cambiamenti è davvero spaventoso. Persino nelle nazioni più progredite molti si sentono insicuri a livello individuale, mentre nel terzo mondo esistono povertà, bisogni e sofferenze inimmaginabili.

Per risolvere questi problemi è necessaria una filosofia nuova, fondata sull’interdipendenza e sulla solidarietà a livello mondiale. Questo richiede un atteggiamento decisamente diverso, non solo da parte degli organismi politici che operano attraverso un’organizzazione internazionale come le
Nazioni Unite – che io ho servito per oltre diciannove anni – ma soprattutto da parte dell’uomo comune.

Abbiamo bisogno, ora più che mai, di esseri umani dotati di una personalità equilibrata e la via della realizzazione del Sé è un modo semplice e sicuro per conseguirla.

Quando i primi astronauti arrivarono sulla luna, guardando verso la terra esclamarono: “E’ così bella!”. Da quella distanza vedevano il nostro pianeta nella sua totalità e non suddiviso in paesi, continenti o regioni abitati da persone di razze e colori differenti. Se noi non siamo capaci di
vedere il mondo nella sua totalità, è poiché i nostri pensieri sono poco elevati. Possiamo superare facilmente questa limitazione con un po’ di immaginazione che ci permetterà di sollevare lo sguardo al di sopra delle ristrette divisioni che tendono a separarci, e di seguire gli insegnamenti
dei grandi santi e dei saggi che ci esortano a mettere in pratica l’amore, la compassione e la tolleranza.

Il messaggio di Sri Daya Mataji è quindi di grande importanza e di particolare rilievo in un’epoca di dubbi e di scetticismo. I suoi discorsi pubblicati in questo libro si innalzano come un faro di fede e di speranza e proclamano non soltanto l’unità della razza umana, ma anche l’unità dell’uomo con Dio.

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<La comprensione reciproca >

Casa madre della Self-Realization Fellowship
Los Angeles, California, 14 dicembre 1965

Dobbiamo comportarci sempre secondo la nostra vera natura di figli divini di Dio.

Qualunque cosa gli altri facciano per ferirci, dobbiamo dare in cambio perdono e comprensione. Se ci comporteremo in questo modo avremo il potere di cambiare i sentimenti che gli altri hanno nei nostri confronti. Si dovrebbe offrire a tutti con sincerità la mano dell’amore e dell’amicizia. Quando quella mano viene colpita – ogni volta che viene colpita – dovrebbe essere offerta di nuovo. Se qualcuno continua a respingervi, tenetevi in disparte per un po’ di tempo, ma continuate a inviargli in silenzio pensieri amorevoli. Siate sempre pronti a tendere di nuovo la mano dell’amicizia, quando se ne presenti l’opportunità.
Accettate gli elogi e le critiche senza emozionarvi in nessuno dei due casi. Sebbene a volte possa essere difficile avere a che fare con persone che ci criticano, dovremmo tenere conto di quello che dicono, se è costruttivo. Certe volte è giusto cercare di spiegarsi, e fare ogni sforzo per giungere a un’intesa, ma spesso dilungarsi in spiegazioni che possono sembrare soltanto delle giustificazioni è una perdita di tempo. In questi casi è più saggio limitarsi ad accettare in silenzio la situazione.

Il comportamento migliore è quello dell’umiltà divina cui si riferiva San Francesco d’Assisi quando diceva: “Accetta in silenzio e senza vendicarti i rimproveri, le critiche e le accuse anche quando  sono falsi ed ingiustificati “. Anche se ciò che si dice di noi è falso, anche se sentiamo che è ingiusto, saremo spiritualmente nobilitati se lo accetteremo senza discussioni e senza rancore. Lasciate il giudizio a Dio. Chi vuole conoscere Dio deve prima di tutto sforzarsi di piacere a Lui, non agli uomini.

Il momento di spiegarsi, o il momento di tacere, dipende dalle circostanze. Ma, in nessuna occasione, è il momento di vendicarsi. Lasciate sempre che sia Dio a giudicare. Le Sue leggi sono giuste; quindi, nel senso  più alto, non abbiamo mai bisogno di difenderci.

Esisteranno sempre persone che ci lodano e ci capiscono, o che ci denigrano e ci fraintendono. Dobbiamo prendere entrambi i giudizi per quello che valgono. Il nostro ruolo è quello di sforzarci sempre di vivere la verità nel modo migliore. Se ci rendiamo conto di avere fatto uno sbaglio,
dobbiamo immediatamente chiedere al Divino di perdonarsi, e quindi cercare di correggerci.

E’ inutile tentare di nascondere a Dio i nostri errori. Egli li conosce comunque. Possiamo parlargliene con fiducia e cercare il Suo aiuto per correggerli. L’immanenza di Dio fa di Lui un compagno divino, costantemente
presente, cui possiamo liberamente confidare i nostri sentimenti. Egli ci vede così come siamo.

Come possiamo chiuderci nel nostro egocentrismo, quando sappiamo di non essere niente senza di Lui. Una volta compreso questo, ha inizio in noi una lotta continua per raggiungere ai suoi occhi la perfezione. Chi è soddisfatto di sé non cresce più spiritualmente. L’egotistico autocompiacimento è un grave peccato nei confronti del più alto Sé. Chiunque smetta di lottare per migliorarsi si impoverisce spiritualmente.

Quando abbiamo torto, ammettiamolo. Non pensiamo di dovere avere sempre ragione. Questo non è onesto verso noi stessi. Avere una determinata opinione non la rende necessariamente giusta. Se qualcuno ci dimostra che abbiamo torto, dovremmo essere pronti e disposti a cambiare. Questo è il
modo per crescere e per diventare comprensivi. Non sono necessarie lunghe spiegazioni sui motivi del nostro sbaglio. Occorre semplicemente dire: “Mi dispiace, avevo capito in un altro modo”.

<Le incomprensioni aumentano quando non si comunica<

Quando qualcuno non ci comprende ed è arrabbiato, nulla di quello che possiamo dire servirà a fargli vedere chiaramente le cose mentre si trova in preda all’emozione. E’ meglio attendere finchè il nostro presunto antagonista sia calmo, e poi cercare di intendersi. Quando le persone smettono di comunicare fra loro, aumenta l’incomprensione. Finchè c’è un dialogo – non una polemica, ma una discussione aperta – c’è la speranza di coltivare la comprensione e l’armonia.

E’ importante non avere mai una mentalità ristretta. Il nostro Gurudeva Paramahansa Yogananda non lo tollerava in coloro che cercavano la sua guida. Chiunque desiderava stargli vicino doveva dimostrare di avere una mentalità aperta e di essere ragionevole.

Nel cercare di comunicare con gli altri, dovremmo sempre controllare i nostri moventi. Se col pretesto di cercare comprensione intendiamo soltanto imporre le nostre idee, il movente non è onesto, e quindi è sbagliato. Dovremmo sempre cercare sinceramente di comprendere gli altri, mettendo momentaneamente da parte il nostro personale punto di vista per immedesimarci nel loro modo di pensare. Dobbiamo comportarci così se intendiamo comunicare efficacemente con gli altri.

Se cerchiamo la verità, e non semplici giustificazioni delle nostre convinzioni, dobbiamo essere capaci di abbandonare temporaneamente ciò che crediamo sia giusto, e vedere la questione con gli occhi dell’altro. Lasciate che si spieghi. Poi, dopo aver ascoltato la sua versione ed averla considerata imparzialmente dal suo punto di vista, potremo fare presente il nostro parere. In altre parole, deve esistere un aperto scambio di idee. E’ probabile allora che entrambe le parti riconoscano di aver sbagliato, e si rendano conto che la verità si trova ad un punto intermedio tra le loro posizioni opposte.

Purtroppo, la maggior parte di noi si dà così tanto da fare per mettere in evidenza il proprio punto di vista e per convincere l’interlocutore, da non lasciargli neppure l’opportunità di esprimersi. Quando vi trovate in difficoltà con qualcuno, dimostrategli sufficiente rispetto tanto da permettergli di sfogarsi. Per quanto malevolo sia, per quanto si lasci sopraffare dall’emozione, non interrompetelo. Lasciate che si sfoghi. Poi rispondete con calma e gentilezza. Anche se stesse dicendo le cose più
sgarbate sul vostro conto, ascoltate rispettosamente e dite interiormente a  Dio: “E’ così? Devo sapere la verità. Signore, se davvero sono così devi aiutarmi a superare il mio difetto e a cambiare”. Ma se quella persona dovesse trascendere al punto di perdere la dignità ed offendere i principi
spirituali, e non soltanto il vostro orgoglio e il vostro ego, dovete resistere, dovete diventare d’acciaio. Offendere i principi divini è offendere Dio, e non dobbiamo mai rendercene complici. Gesù non difese mai
sé stesso, ma si mostrava forte, con le parole e coi fatti, quando la giustizia era calpestata.

Per concludere, il nostro dovere quali figli di Dio in questo mondo è di cercare la comprensione: comprendere noi stessi, gli altri, la vita e, soprattutto, Dio. Questo mondo potrà essere un posto migliore soltanto quando la comprensione regnerà nel cuore e nella mente dell’uomo. Gli esseri
umani devono imparare ad andare d’accordo gli uni con gli altri prima che anche le nazioni possano sperare di farlo.

Come cambiare gli altri
Ashram della Self-Realization Fellowship
Hollywood, California, 19 maggio 1965

Non dobbiamo mai permettere che il comportamento degli altri ci privi della nostra pace mentale. E’ difficile rimanere mentalmente calmi e frenare la lingua quando si è irritati dagli altri, ma nessuno può percorrere il sentiero della vita con successo se continua a dire a tutti coloro che lo
infastidiscono come devono comportarsi. I consigli non richiesti creano dei risentimenti terribili. Non dobbiamo cercare di imporre la nostra volontà o le nostre idee a coloro che ci stanno attorno, a meno che essi stessi non chiedano il nostro consiglio.

I neofiti sul sentiero spirituale appena provano un certo entusiasmo per la ricerca di Dio, spesso fanno l’errore di voler cambiare il mondo intero. Danno inizio a una rivoluzione spirituale in famiglia e compiono uno sforzo imponente per convertire il marito, la moglie e i figli. E’ molto
bello avere questo genere di fervore, ma provoca quasi sempre un senso di antagonismo.

Paramahansaji diceva invariabilmente a tali entusiasti: “Prima cambiate voi stessi; trasformate voi stessi e trasformerete migliaia di persone”. Nessuno vuole che gli si dica cosa deve fare, o meno che lui stesso non cerchi aiuto. A nessuno piace essere costretto ad ascoltare dei consigli. Quando è
pronto per ricevere un consiglio, lo chiederà, e lo vorrà da coloro con cui vive o che ama ed ammira, se si rende conto che nella vita di quelle persone si è determinato un cambiamento positivo. Ma, finchè il cambiamento si tradurrà soltanto in parole, o in pie azioni superficiali, il dubbioso
opporrà resistenza.

Siate un esempio di ciò che volete siano gli altri. Se avete la tendenza a perdere le staffe, a  rispondere male o ad usare parole aspre, se rimproverate i figli in maniera irragionevole, se siete nervosi e facilmente irritabili, pronti ad urlare e a parlare sgarbatamente, cambiate! Questo è
il modo migliore di cambiare chi ci sta attorno. E’ difficile, ma ci si può riuscire. I nostri sforzi dovrebbero essere diretti a fare di noi una persona stimata e rispettata, le cui parole abbiano un peso, una persona che parli mossa da saggezza e comprensione vere, mai dall’ira, dal nervosismo,
dall’invidia o dal desiderio di vendicarsi quando è stata offesa.
In India, un industriale di grande successo mi disse: “Sono scoraggiato e turbato; ho ulteriori problemi con mia moglie e con i miei dipendenti. Con loro uso sempre un tono brusco. Che cosa devo fare?”.

“Vuole la verità, o vuole che le dica ciò che spera di sentirsi dire?”.

“Voglio la verità”.

“Bene”, risposi, “Deve cominciare da se stesso. Lei è considerato un tiranno, sia dai familiari che dagli impiegati. In conclusione, gli altri le obbediscono non per amore, o per rispetto, ma perché usa la frusta. Di
conseguenza, non ottiene da loro il lavoro e la collaborazione che potrebbe ottenere. Deve imparare a rilassarsi: smetta di essere così teso. Dedichi un po’ di tempo ogni giorno a rilassarsi; si conceda un po’ di tempo per pensare a Dio. Supponga che fra un istante la vita le sia tolta, o immagini
di essere già morto”.

E’ un esperimento dei più interessanti. Vi accorgerete all’improvviso che tutte le vostre responsabilità non sono più vostre. Capirete quanto sia importante preoccuparsi un po’ di più del vostro futuro con Dio.

Poi gli dissi: “Se lo desidera, mentre sono qui, venga ogni pomeriggio ad ascoltare il satsanga1 e a meditare con noi”. Venne ogni giorno, e meditammo e parlammo di Dio.

Due anni dopo – ero di nuovo in India – uno dei suoi impiegati mi disse: “E’ un altro uomo; molto più calmo e più paziente. Per questo ora c’è maggiore distensione e maggiore armonia tra noi; riusciamo a lavorare meglio, perché non siamo sempre tesi e nervosi”. Questo è un esempio
meraviglioso di quello che il nostro Guru insegna sul sentiero della Self- Realization Fellowship.

Finchè sarete nervosi e tesi con vostro marito, vostra moglie o i vostri figli, essi reagiranno e si comporteranno in maniera analoga. Non può essere altrimenti. Quindi, se volete un’atmosfera diversa a casa, sta a voi prendere l’iniziativa. Non aspettatevi un cambiamento dall’oggi al domani
nell’ambito familiare; ciò accade raramente. Il cambiamento è un lento processo naturale. Ed anche se non avvenisse mai, non sentitevi scoraggiati o esageratamente preoccupati.

Guruji ci diceva: “Dio ha dato ad ogni essere umano un dono splendido: il segreto dei suoi pensieri. Nel pensiero egli può vivere e creare silenziosamente con Dio un rapporto di amicizia e di  comprensione che comincerà pian piano a manifestarsi nella sua vita intera, riflettendosi nei
suoi rapporti con la famiglia, la comunità, il mondo”.

Anche se chi vi circonda non cambia in maniera percettibile, il cambiamento che ha preso forma in voi vi rende meno vulnerabili al cattivo comportamento degli altri.

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