Come dicono alcuni maestri dello Zen, lo Zen «è lo stato nomale del nostro spirito», non vi è, in esso, nulla di sovrannaturale, di inusitato o di altamente speculativo, nulla che trascenda la vita d’ogni giorno. Se avete sonno, ritiratevi; se avete fame, mangiate, proprio come fanno gli uccelli dell’aria e i gigli dei campi, non preoccupandovi della vostra vita, di ciò che mangerete o berrete o che vi metterete per coprire il corpo. Questo è lo spirito dello Zen. Così per lo studio dello Zen non vi è nessuna speciale istruzione didattica o dialettica, salvo del genere di quelle date da Tao-wu nel seguente episodio.
Lung-t’an Sui-hsin (Ryutan Soshin), discepolo di Tao-wu (Tenno Dogo), era stato assegnato al servizio personale di questi. Dopo un certo tempo che era presso il maestro, gli fece rilevare: «Da quando sono venuto qui, non ho ricevuto nessun insegnamento per lo studio dello spirito». Il maestro rispose: «Da quando sei venuto qui, non ho fatto altro che indicarti come si studia lo spirito». «In che modo lo si studia, o Signore?». «Quando mi porti una tazza di tè, forse non l’accetto? Quando mi servi il cibo, non lo prendo? Quando t’inchini dinanzi a me, non ricambio l’inchino? Quando mai ho trascurato di istruirti?». Lung-t’an restò a capo chino. Il maestro disse: «Se vuoi vedere, vedi dentro, direttamente; ma se ti metti a pensare, sei assolutamente sulla falsa strada».
(Suzuki Daisetsu Teitaro)