Come si fa Zazen.

Finora (l’Autore fa riferimento ad una introduzione all’opera, non pubblicata qui) ho parlato del significato di Zazen, ed ora esaminerò il modo di farlo effettivamente.

Innanzi tutto il luogo prescelto per lo Zazen deve essere il più possibile silenzioso e tranquillo. Non deve essere né troppo luminoso né troppo oscuro; riscaldato in inverno e fresco in estate.

Abbiate cura che sia al riparo da correnti d’aria, da fumi ed odori sgradevoli; fate che sia un luogo sempre in ordine e pulito. Insomma, è necessario creare un’atmosfera in cui si possa stare seduti senza disturbi esteriori, un ambiente appositamente dedicato allo Zazen.

È bene, io credo, che vi sia un’immagine di Buddha, con un’offerta di fiori e d’incenso. Una raffigurazione di Buddha è l’espressione artistica della tranquillità dello Zazen e della compassione e saggezza che lo Zazen manifesta: contribuisce a formare il carattere di un posto che è parte del mondo dello Zazen, l’atmosfera che ci attende quando andiamo a sederci.

Noi, persone di Zazen, rispettiamo il luogo dello Zazen, ed anche il nostro inchino a mani giunte, ogni volta che entriamo, manifesta la stessa forma di rispetto. Non dobbiamo mai scordare di avere cura dell’ambiente che ci rende possibile e ci aiuta a fare Zazen. Nello stesso spirito curiamo il nostro aspetto: indossiamo vestiti comodi, puliti, non esageratamente vistosi. Ora spieghiamo come ci si siede. Mettiamo un cuscino quadrato e sottile o una coperta di fronte al muro, ed un cuscino tondo (zafu) alto e non morbido, sopra di esso.

Ci si siede sul cuscino tondo e si incrociano le gambe. Il piede destro sulla coscia sinistra, il piede sinistro su quella destra.

È la posizione detta del loto. Se non è possibile assumere questa posizione, è sufficiente mettere il piede sinistro sulla coscia destra, nella posizione chiamata mezzo loto. Non si deve sedere nel centro del cuscino tondo ma quasi sul bordo, lasciandone libera la maggior parte dietro la schiena. Il peso del corpo, dalla vita in su, è così appoggiato su tre solidi punti: le due ginocchia (sul cuscino quadrato o coperta) ed il sedere (sul cuscino tondo).

Sedetevi e stirate la schiena come per affondare le natiche nel cuscino. Tenete il collo eretto e fate rientrare leggermente il mento. Le labbra e i denti sono chiusi senza essere contratti, la lingua poggia contro il palato, in modo che non vi sia aria né saliva nella bocca. Raddrizzate la testa come se voleste perforare il soffitto.

Le spalle sono invece rilassate, sciolte da ogni tensione. La mano destra riposa, appoggiata sulla pianta del piede sinistro; la mano sinistra è posata nel palmo della destra. I pollici si toccano leggermente senza toccare le altre dita: la forma delle mani disegna così una sorta di ellisse. La testa non deve inclinare né avanti né indietro, né a destra né a sinistra: quindi le orecchie sono allineate alle spalle ed il naso all’ombelico. Gli occhi aperti come di consueto, guardate il muto e poi abbassate un poco lo sguardo.

Una volta assunta la posizione, aprite la bocca ed espirate profondamente in silenzio. Per sciogliere muscoli e giunture, è consigliabile fare qualche lento movimento ondulatorio, due o tre volte, a destra ed a sinistra. Poi sedete immobili. Si respira tranquillamente dal naso: non si applica alcuna forma di controllo della respirazione. Lasciamo che i respiri lunghi siano lunghi, che quelli brevi siano brevi, nel modo più naturale possibile, senza bruschi sbalzi e senza fare alcun rumore.

Ho descritto a grandi linee la posizione del corpo in Zazen. In verità questa posizione, una scoperta unica dell’Oriente, possiamo ben dire che è qualcosa di straordinario. Fra quelle che il corpo può normalmente assumere, è infatti la più adatta per abbandonare i piccoli umani pensieri.

Si può comprendere facilmente cosa voglio dire, se confrontiamo la posizione di Zazen con l’immagine che comunemente abbiamo in Occidente di un uomo che pensa. La fronte appoggiata alla mano, la schiena curva, lo sguardo un po’ perso, ecco l’uomo immerso nei suoi pensieri, oppure la fronte corrugata, le spalle contratte, tutte le membra in tensione, ecco l’uomo contratto su un pensiero particolare: in ambo i casi dimentico della realtà che gli è attorno. Una famosa statua dello scultore francese Auguste Rodin è intitolata appunto “Il pensatore” ed è un esempio emblematico: tutto il corpo è come ripiegato su se stesso, l’impressione è quella di un uomo immerso nelle proprie illusioni.

Invece, quando siamo in Zazen, il torso, la schiena, il collo, la testa, tutto è in posizione eretta. L’addome rilassato riposa sulle gambe solidamente incrociate, per cui il sangue decongestiona la testa e circola liberamente nel ventre. Grazie al decongestionarsi del cervello, l’eccitazione mentale diminuisce e non è più possibile lasciarsi andare alle fantasie ed all’immaginazione.

Comprenderete quindi che fare Zazen correttamente significa assumere fisicamente la posizione giusta ed affidarsi ad essa, lasciando perdere tutto il resto. Eppure, mentre è tanto facile dire a qualcuno: “Cerca di assumere e mantieni la posizione giusta, con il tuo corpo, ed in essa abbandona tutto il resto!”, in effetti non è così facile a farsi.

Se, pur essendo nella forma fisica dello Zazen, continuiamo a pensare, allora  stiamo pensando e non facendo Zazen. Se invece ci addormentiamo, allora invece di fare Zazen stiamo dormendo. Zazen non è pensare e non è dormire: fare Zazen è sempre tendere con tutta la vitalità alla giusta posizione di Zazen. Se vi insonnolite durante Zazen, il vostro modo di essere seduti perde energia e vi intorpidite. Se state a pensare, immancabilmente il vostro modo di essere seduti diventa rigido. Zazen non è né irrigidimento né svuotamento di energia: deve essere invece piena vitalità.
tratto dal sito www.gianfrancobertagni.it

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