Forse la ragione più profonda per cui abbiamo paura della morte è che non sappiamo chi siamo. Crediamo in un’identità personale, unica e separata dal mondo, ma se osiamo esaminarla, ci rendiamo conto che quest’identità dipende interamente da una serie infinita di cose per manifestarsi: il nostro nome, la nostra «biografia», i nostri partner, la famiglia, la casa, il lavoro, gli amici, le carte di credito. È sul loro fragile e transitorio sostegno che contiamo per la nostra sicurezza. Così, qualora ci venisse tolto tutto, avremmo ancora un’idea di chi realmente siamo? Senza i nostri familiari puntelli ci troveremmo semplicemente di fronte a noi stessi, una persona che non conosciamo, uno snervante sconosciuto col quale abbiamo vissuto tutto il tempo, ma che non abbiamo mai realmente desiderato incontrare. Non è forse perché abbiamo cercato di riempire ogni attimo di tempo col rumore e l’attività, per quanto noiosa o insignificante, per assicurarci di non essere mai lasciati da soli in silenzio con questo sconosciuto?