Io so bene che dentro la mia stanza c’è un amico invisibile, non si rivela con qualche movimento né parla per darmi una conferma.

Non c’è bisogno che io gli trovi posto: è una cortesia più conveniente l’ospitale intuizione della sua compagnia.  La sola libertà che si concede è di essere presente.

Né io né lui violiamo con un suono l’integrità di questa muta intesa.  Non, non potrei mai stancarmi di lui: sarebbe come se un atomo ad un tratto si annoiasse di stare sempre insieme agli innumerevoli  elementi dello spazio.
Ignoro se visti anche altri, se rimanga con loro oppure no.

Ma il mio istinto lo sa riconoscere: il suo nome è Immortalità.
(Emily Dickinson)

inviata da Hari Om