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Il pensiero è sempre una risposta esterna, non può mai rispondere nel profondo.

Il pensiero è sempre l’esterno; il pensiero è sempre un effetto e pensare è la riconciliazione degli effetti.
Il pensiero è sempre superficiale, sebbene possa porsi a livelli differenti.
Il pensiero non può mai penetrare il profondo, l’implicito. Il pensiero non può andare al di là di se stesso ed ogni tentativo di fare ciò è la sua propria frustrazione.

“Che cosa intendete per pensiero?”

Il pensiero è la risposta ad ogni sfida;  il pensiero non è agire, né fare.  Il pensiero è un esito, il risultato di un risultato; è il risultato della memoria.  La memoria è esperienza.  Il processo del pensare è il processo consapevole,  processo tanto palese quanto nascosto.  L’intero processo del pensiero è coscienza;  il livello superficiale e quello dormiente, il livello superiore e quello profondo sono tutti parte della memoria, dell’esperienza.

Il pensiero non è indipendente. Non c’è pensiero indipendente;  “l’indipendenza di pensiero”  è una contraddizione in termini.  Il pensiero, essendo un risultato, si oppone o concorda, confronta o adatta, condanna o giustifica, e pertanto non può mai essere libero.

Un risultato non può mai essere libero; può deformare, manipolare, vagare, spingersi ad una certa distanza, ma non può libebrarsi dei propri ormeggi.  Il pensiero è ancorato alla memoria e non può mai essere libero di scoprire la verità di un problema.

tratto da “La mia strada è la tua strada” – Krishnamurti