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Non c’è un istante in cui tutto resti fermo e non cambi. La vita è un flusso continuo di cui attraverso la meditazione diventiamo consapevoli.. E allora non c’è niente altro da fare che entrare nel flusso.
Tutto cambia; tutto cede il posto e va.
Euripide (485?-406 A.C.)

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Una cosa sulla quale possiamo fare affidamento in questa vita è che non possiamo fare affidamento sul fatto che le cose rimangano sempre le stesse. Diveniamo più vecchi e i nostri amici e familiari cominciano a morire uno dopo l’altro. Le nostre relazioni con i genitori, con i figli, con i nostri partners e amici assumono aspetti diversi. Una volta i nostri genitori erano i nostri custodi ed ora che sono invecchiati siamo noi a divenire i loro custodi.

I figli che avevano bisogno del sostegno della nostra mano per camminare ora si precipitano fuori per stare con gli amici. Il giovane, che una volta aveva bisogno di rassicurazioni per ogni trauma adolescenziale, è fuori per iniziare una propria vita, abbandonando la sicurezza del nido familiare. Amici con i quali abbiamo parlato ci sembra non molto tempo fa, si vedono improvvisamente diagnosticare una malattia incurabile e restano loro poche settimane da vivere. Con il declino del mercato azionario s’esaurisce il filone d’oro del nostro lavoro e dobbiamo fronteggiare la perdita della bella casa e dell’automobile che abbiamo appena acquistato.

Sperimentiamo il flusso e il riflusso delle condizioni del nostro corpo e della nostra mente. Ieri la nostra energia era alta. Oggi trasciniamo i piedi chiedendoci come riusciremo a fare tutto ciò che dobbiamo. Stamattina il nostro pensiero era chiaro e creativo, domattina diverrà confuso e banale. Il nostro desiderio di cibo, di sesso, di esercizio fisico, di sonno varia di giorno in giorno. Pensieri di certezze divengono pensieri di preoccupazioni. I pensieri preoccupati si rovesciano sui pensieri di certezze.

Su – Giù – Acceso – Spento. Ogni situazione, ogni persona, ogni evento è in un flusso costante. Questo è un dato inevitabile della vita e una delle cose per noi più difficili da accettare. Affrontiamola. Chi desidera lasciar andare ciò che fa sentire bene, sicuri e comodi? E chi vuole lasciar andare quello che lo turba? Così resistiamo a ciò che è. Ed è questa resistenza che approfondisce la nostra sofferenza.

La resistenza all’autentico cambiamento è l’autentica essenza della nostra identità. James Baldwin ha detto che “ogni cambiamento reale implica il collasso del mondo così come era stato da sempre conosciuto, la perdita ditutto ciò che forniva un’identità, la fine della sicurezza”. Anche i cambiamenti che sembrerebbero migliorare la nostra vita richiedono che ci lasciamo dietro una parte dell’identità del nostro sé. Anche quando ci cade in grembo il filone d’oro – conquistiamo il partner dei nostri sogni, otteniamo il riconoscimento cui aspiravamo, o qualsiasi cosa riteniamo ci darà ciò che dobbiamo avere per essere appagati -, per quanto tempo l’appagamento durerà prima che sorga di nuovo il modello di pensiero della vecchia identità, del non essere bravi abbastanza, brillanti abbastanza, o qualsiasi altra intima convinzione? Tuttavia, se abbiamo una qualche speranza di essere aperti al cambiamento e sperimentare in noi stessi una reale trasformazione, allora è per noi tempo di aprirsi ed esplorare ciò che chiamiamo cambiamento.

Si può dire che noi arriviamo a comprendere il cambiamento in diversi modi. Il primo è intellettuale. Leggiamo un libro, ascoltiamo un discorso, e qualcosa risuona. Comprendiamo intellettualmente che “tutto cambia; tutto cede il posto e va”. Noi possiamo perfino usare questa conoscenza per convincere noi stessi e gli altri che “anche questo passerà”. Tuttavia a questo livello intellettuale, noi ci siamo impegnati solo in filosofia e in teoria.

Quando vogliamo conoscere più intimamente il cambiamento, invece, noi diveniamo l’osservatore. Facciamo un tentativo di rinnovare la nostra consapevolezza del cambiamento in tutta la nostra esperienza, momento per momento. Notiamo che non c’è istante in cui il cambiamento non avvenga. Diveniamo esperti nel notare il cambiamento. Forse ciò comincia a spaventarci. Forse evitiamo di guardare. Ma per conoscere realmente il cambiamento dobbiamo andar oltre una comprensione intellettuale. Dobbiamo praticare con esso in modo tale che esso penetri profondamente in ogni parte del nostro corpo e della nostra mente.

Col tempo, nel consentire il pieno impatto dell’esperienza ci sentiamo più a nostro agio. Attenzione, non stiamo parlando solo delle esperienze che desideriamo cambiare, ma anche di quelle che non vogliamo che mutino. Le lasciamo rotolare al livello dello stomaco. Ora non stiamo solo osservando il cambiamento nella nostra testa, lo stiamo sperimentando. Siamo vivi in esso.

In conclusione, riposiamo nel flusso ondeggiante. Siamo tranquilli, ma non statici. Pratichiamo il surf, poiché cavalchiamo le onde della sempre mutevole esperienza all’interno della nostra mente e del nostro corpo. Penetriamo profondamente nel cambiamento stesso e diveniamo esperti nel comprendere come viviamo nell’illusione che potremmo afferrare e trattenere. E, col tempo, possiamo giungere ad apprezzarlo. Per un momento, possiamo sperimentare senza attaccamento o rigetto. Punto zero. In primo luogo cominciamo a sperimentare una piccola libertà, e quel momento di “non trattenere” diventa apertura. Il pugno serrato si trasforma in una mano aperta. Il nostro approccio alla vita è diverso.

Si potrebbe dire che non è il voler rendere la nostra vita libera dal dolore, alimentata da un fraintendimento del nostro posto nel disegno delle cose, che ci fa fare ciò. Quando diveniamo più aperti al cambiamento, realizziamo che il cambiamento non è separato da noi. E’ una danza delle condizioni di cui siamo parte integrante. Così, ci impegniamo in azioni che contribuiscono al cambiamento qualunque forma prenda. La nostra comprensione della natura di ogni evento cangiante non è solo finalizzata a farci sentire bene, ma è un fondamentale e radicale mutamento dei nostri presupposti circa il mondo. E’ da questa prospettiva che sorge l’azione più efficace.

La trasformazione di cui sto parlando non è misteriosa: non ci sono segreti. Non ha nulla a che vedere con i nostri sentimenti di auto-stima: quanti titoli abbiamo, quanti libri abbiamo letto, se viviamo in un monastero o viaggiamo sulle autostrade. Quello che dobbiamo fare è scegliere. La scelta di trovare una via nella quale coltivare una consapevolezza che ci renda capaci di sperimentare la vita così com’è, di interagire, vivi, ed essere la vita stessa.

Articolo di Diane Eshin Rizzetto
Bibliografia di Diane Eshin Rizzetto:
Svegliati a ciò che fai – Diane Eshin Rizzetto