I nostri problemi – sociali, ambientali, politici, religiosi – sono talmente complessi che li possiamo risolvere soltanto essendo semplici, non diventando straordinariamente eruditi e intellettualmente sofisticati. Una persona semplice vede le cose in maniera molto più diretta, ha un’esperienza più immediata delle persone complesse. Le nostre menti sono talmente ingombre della conoscenza di un’infinità di dati, di ciò che altri hanno detto, che siamo divenuti incapaci di essere semplici e di avere noi stessi esperienze dirette. Questi problemi richiedono una nuova impostazione; ma questa è possibile solo se internamente siamo davvero semplici. Quella semplicità scaturisce dall’autoconoscenza, ossia dalla comprensione di noi stessi, delle modalità del nostro pensare e sentire, dei movimenti dei nostri pensieri, delle nostre reazioni, di come ci conformiamo per paura all’opinione pubblica, a ciò che altri dicono, a ciò che il Buddha, Cristo, i grandi santi hanno detto – tutto questo indica la nostra propensione naturale ad adeguarci, a cercare la sicurezza. Quando si cerca la sicurezza, si è evidentemente in uno stato di paura e, di conseguenza, non c’è semplicità.
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(tratto da:La ricerca della felicità – J.Krishnamurti – Astrolabio Ubaldini)