Visitatore: C’è qualche differenza tra giusto pensiero e giusta azione?
Krishnamurti: Se lei usa la parola “giusto” rispetto al pensiero e all’azione, l’azione “giusta” è “sbagliata”, non è così? Quando usa la parola “giusto” ha già un’idea di ciò che lo è. Quando ha un’idea di ciò che è “giusto”, l’idea è “sbagliata” perché quel “giusto” è fondato sul suo pregiudizio, sul suo condizionamento, sulla sua paura, sulla sua cultura, sulla sua società, sulle sue idiosincrasie particolari, su paure, punizioni religiose e così via. Lei detiene la regola, il modello: quello stesso modello è in sé sbagliato, immorale. La moralità sociale è immorale. È d’accordo? Se sì, allora ha rifiutato la moralità della società, che vuol dire avidità, invidia, ambizione, nazionalismo, classismo eccetera. Ma quando ha detto “sì”, lo ha fatto davvero? La moralità sociale è immorale: lo pensa davvero o è solo un mucchio di parole? Vede, essere veramente morali, virtuosi, è una delle cose più straordinarie della vita e quella moralità non ha nulla a che fare con i comportamenti sociali, esteriori. Per essere realmente virtuosi bisogna essere liberi, e non si è liberi se si segue la moralità sociale, fatta di avidità, invidia, competizione, culto del successo: tutte cose che la Chiesa e la società presentano come morali.
(da “Il volo dell’aquila: Discorsi a Londra, Amsterdam, Parigi e Saanen” di Jiddu Krishnamurti)