Il dolore che evoca il cammino assume, per noi filosofi e poeti senza pretese, un altro senso.
Quello del cercare di cogliere il più intensamente possibile quanto il camminare può offrirci senza andare a cercare esotici siti.
Nella consapevolezza che è consigliabile uscire dalle proprie stanze, del pensiero o meno, foss’anche soltanto per sgranchirsi un po’.
Raccogliere un fiore dal nome ignoto è sempre meglio che dedicarsi a fissare caparbiamente quella crepa o quel chiodo nel muro sempre uguali. Ormai muti, incapaci di dirci dell’altro.
Il pensiero ha bisogno di vedere, di toccare, di incontrare. Se nulla nasce dal nulla, nessuna interiorità può alimentarsi e crescere soltanto in se stessa.
(Duccio Demetrio – “Filosofia del camminare” 2005)