“Un elemento che distrugga il sé, dunque, esiste? Considerate, vi prego, ciò che facciamo. Costringiamo il sé in un angolo. Se consentirete che vi si stringa in un angolo, vedrete che cosa accadrà. A noi piacerebbe che esistesse un elemento al di fuori del tempo, che non coincida con il sé, e che, secondo la nostra speranza, interverrà e intercederà per distruggere il sé: e lo chiamiamo Dio.

Ora, esiste una cosa del genere, che la mente possa concepire? Può esistere o non esistere: non è questo il punto. Ma quando la mente cerca una condizione spirituale al di fuori del tempo, che si metterà in azione allo scopo di distruggere il sé, non è questa forse un’ulteriore forma di esperienza, che rafforza il “me”? Quando si crede, non è appunto questo ciò che accade?

Quando si crede che esista la verità, Dio, la condizione al di fuori del tempo, l’immortalità, non è questo un processo che rafforza il sé?” [..]

[..] “Quando si osserva l’intero processo, le abilissime, straordinarie invenzioni, l’intelligenza del sé, il modo in cui esso si cela dietro l’identificazione, la virtù, l’esperienza, la fede, la conoscenza; quando si osserva che la mente si muove in circolo, in una gabbia da lei stessa costruita, che cosa accade? Quando se ne è consapevoli, del tutto consci, allora non ci si sente forse in una quiete straordinaria, non per costrizione, non per ricompensa, non per timore?

Quando si riconosce che qualsiasi movimento della mente è puramente una forma per rafforzare il sé, quando lo si osserva, lo si vede, quando se ne è completamente consci nell’azione, quando si è giunti a questo punto – allora si vede che la mente, essendo in una quiete profonda, non ha il potere di creare. Tutto ciò che la mente crea sta in un circolo, che è il campo del sé. Quando la mente non sta creando, vi è creazione, che non è un processo fondato sul riconoscimento. La realtà, la verità, non sono da riconoscere. Perché la verità venga, la fede, la conoscenza, l’esperienza, il perseguimento della virtù, tutto ciò deve scomparire. La persona virtuosa che sia consapevole di perseguire la virtù non troverà mai la realtà. Potrà essere una persona estremamente per bene; ma ciò è del tutto diverso dall’essere un uomo della verità, una persona che comprende. Per l’uomo della verità, la verità è nata.

Un uomo virtuoso è un uomo giusto, e un uomo giusto non potrà mai intendere che cosa sia la verità, perché la virtù è per lui la copertura del sé, il rafforzamento del sé, perché egli persegue la virtù. Quando dice “devo liberarmi dall’avidità”, lo stato di non-avidità che sperimenta non fa che rafforzare il sé. Ecco perché è tanto importante essere poveri; non soltanto poveri nelle cose di questo mondo, ma poveri anche di fede e di conoscenza.

Chi possieda i beni del mondo, o chi sia ricco di conoscenza e di fede, non conoscerà mai altro che il buio, e sarà centro di ogni equivoco e miseria. Ma se voi ed io, in quanto individui, possiamo vedere tutto questo funzionamento del sé, allora sapremo che cosa sia l’amore. Vi assicuro che è questa l’unica riforma che abbia la possibilità di cambiare il mondo.”

(da “La prima ed ultima libertà” di Jiddu Krishnamurti)

 

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