Quanti di voi oggi hanno  praticato  con l’intento di diventare qualcosa?  “Sono  riuscito  a fare  questo diventare  quello…  a liberarmi  di una cosa…  a raggiungerne  un altra… Questo meccanismo  si  infiltra  persino   nella  nostra   pratica  del  Dhamma.

Questo e’ il modo  in cui sono  le cose, non  e un  atteggiamento fatalistico  di mancanza  di interesse  o indifferenza:  e’ invece una concreta  apertura  al modo  in  cui le cose naturalmente devono essere  in questo  momento.  Ad  esempio,  in questo  precrso  momento  la situazione  e’ questa  e non puo  essere diversa da quella che e’. :E’  ovvio, vi pare?

In  questo   preciso  momento,  che  voi  vi sentrate euforici o depressi  o ne’ l’una  ne l’altra cosa,  contenti o scontentl,  illuminati o schiavi dell’illusione  per  meta illuminati  per meta schiavi dell’illusione,  per  un  quarto illuminati  per  tre  quarti  nell’illusione,  disperati  o  pieni  di  speranza,  così  stanno  le  cose.

E in questo  momento  non  possono  essere che  cosi’.

Che  cosa prova il vostro  corpo?  Notate  semplicemente che il corpo  e cosi’  E’ pesante,  attaccato  alla terra,  materiale, sente  la fame  il caldo e il freddo,  si ammala, a volte si sentein forma, a volte’ si  sente   giu’.

Questa   e’  la  situazione   di  fatto.   II  corpo umano  e’ fatto  cosi com’e; per  cui la tendenza   a volere  che  le cose stiano  diversamente viene lasciata cadere.  Questo  non vuol dire  che  non  dobbiamo cercare  di  migliorare  le  cose,  ma  lo facciamo  partendo dalla comprensione e dalla saggezza anziche da  un  desiderio  ignorante.

Il mondo e’ fatto cosi com’e, e accadono certi eventi  e nevica ed esce il sole, e la gente va e viene, non si intende a vicenda si sente ferita; Ia gente impigrisce, e’ ispirata, piomba nella depressione,  resta  delusa,  si  parla  alle  spalle  e  si  delude  a vicenda;  e c’e l’adulterio,  ci sono il furto,  l’ubriachezza   la tossicodipendenza;  ci sono le guerre, e ci sono sempre state.

In  una  comunita’  come Amaravati possiamo vedere il modo in  cui  stanno  le  cose. Oggi  e’  un  fine settimana  e  viene  piu’ gente a offrire il cibo,  c’e’  piu’ folla e piu’  rumore, e a volte ci sono i bambini  che  corrono  dappertutto   gridando,  e  la  gente calpesta gli ortaggi e rovina un po’  tutto. Voi potete osservare: “E cosi che vanno le cose” anziche’: “Questa  gente sta violando la mia pace”.  O, se amate la quiete ordinata  del pasto abituale, in cui  non  accade niente  di  tutto  cio’ e  non  c’e’  nè  vocio nè baccano, potreste  reagire dicendo:  “Non  mi piace guest’atmosfera, preferisco un’atmosfera  diversa”. Ma la vita e’ fatta cosi  e’ cosi  che  vanno  le  cose  a  questo  mondo,   cosi  e’  l’esistenza umana.  Per  cui  nella  nostra  mente  noi abbracciamo  tutto e osservare  “Questa e’ la realta delle cose” ci permette  di acccettare i movimenti e i cambiamenti  dal silenzio al baccano  dall’ordine al caos.

Si puo essere dei buddhisti  molto egoisti e volere una vita tranquilla e la possibilita di  meditare,  e tempo in abbondanza per  la  pratica  seduta  e  per  studiare  il  Dhamma,  e:  “Io  non voglio dover  ricevere gli  ospiti  e  parlare  di  banalita’  con  la gente”,  oppure:  “Io  non  voglio… bla  bla  bla”.  Potreste  veramente  essere  molto   molto  egoisti  come  monaci  buddhisti.

Potreste volere che il mondo  si conformi  ai vostri ideali e ai vostri sogni, e, quando  non  lo fara’, lo  rifiuterete. Ma anziche’ quella di adattare le cose ai propri desideri, la via del Buddha e quella di osservare come stanno le cose. Ed e’ un gran sollievo quando si accetta Ia situazione cosi com’e, anche se non e’ particolarmente   piacevole;  perche  l’unica  vera  infelicita’ e  nel non volere che le cose stiano come stanno.

Che le cose vadano bene o no, se noi non accettiamo la situazione cosi com’e,  si avra’ come risultato che la mente creera’ una  qualche  forma  d’infelicitià. Per  cui, se  siete  attaccati  alle cose che  filano lisce,  comincerete  a  preoccuparvi  di  quando non andranno  piu cosi bene, anche se in quel momento non ci sono problemi. Ho appena notato questo atteggiamento nelle piccole cose,  come quando  c’e il sole e uno  e  tutto  felice, e subito  dopo  pensa:  “Però  il sole  potrebbe  andarsene  da  un momento all’altro!”

Non appena mi sono attaccato  a una percezione, e ad esempio  sono  contento  perche’  splende  il sole,  ecco  che  arriva il pensiero sgradevole che probabilmente  non  durera’.  A qualunque cosa vi attacchiate, essa portera’ con se il suo opposto.  E a quel  punto,   quando  le  cose  non  andranno  troppo   bene,  la mente tendera’ a pensare: “Voglio che vadano meglio di cosi”. Per cui, dovunque  c’e la morsa del desiderio, ecco che spunta la sofferenza.

Il mondo dei sensi e’ portatore di piacere e di dolore, e’ bello, brutto,  indifferente, contiene  tutte le gradazioni, tutte le possibilita’. Questo  e’ solo lo stato di fatto dell’esperienza  sensoriale. Ma quando  sono all’opera  l’ignoranza  e la credenza  in un se, noi vogliamo il piacere e non  vogliamo il dolore.  Vogliamo la bellezza e  non  la  bruttezza.  “Ti  prego,  Dio,  ti  prego  fammi sano, di aspetto  piacente  e  pieno  di  fascino, e fammi restare giovane a lungo, fammi guadagnare un sacco di soldi, dammi la ricchezza e il potere, tiemmi lontane le malattie, circondami di piaceri per quanto  possibile, ti prego”.  A quel punto  arriva la paura che possa capitarmi il peggio. Posso prendermi la lebbra,  l’AIDS,  il morbo  di  Parkinson  o  il cancro.  E  potrei  essere respinto, disprezzato, umiliato, lasciato fuori solo al freddo,  affamato, malato, esposto ai rischi, mentre fischia il vento e ululano i  lupi.

Dal punto  di vista del se’, c’e una paura tremenda  dell’emarginazione, dell’ostracismo e del disprezzo della societa. C’e la paura di essere abbandonati  e respinti, la paura di invecchiare e di essere lasciati morire soli, c’e la naturale paura  del pericolo fisico, di trovarsi in situazioni minacciose per il corpo; e c’e  la paura dell’ignoto, del mistero, degli spettri e degli spiriti disincarnati.

Ecco  perche’  siamo  attratti  dalla  sicurezza. L’appartamento confortevole  con  elettricita’,   riscaldamento  centrale,  assicurazione e garanzie su tutto, rate pagate e contratti  firmati. Tutto cio’  da’  un senso di  sicurezza.  O cerchiamo  la  sicurezza degli affettti   Di  che mi amerai sempre da  morire.  Dimmelo anche se non lo pensi. Dammi  un senso di eterna sicurezza “. E nella domanda,  a causa della morsa del desiderio  si insinua sempre l’ansia.                                                                ‘

Così qui noi tendiamo a puntare la luce sull’elevazione dello spirito  umano  anziche’ sulle  sicurezze materiali. Come  mendicanti  del  cibo,  voi  correte  il  rischio  di  non  avere  nulla  da mangiare.  Potreste non  avere  un  riparo,  potreste  non  avere medicine efficaci, Potreste  non  avere  nulla  di  dignitoso  da mdossare. La gente e molto generosa, rna come mendicanti noi non diamo per  scontato  che  lo  sara’  sempre  perche  lo  meritiamo. Siamo grati per  tutto  cio’ che ci viene  offerto   e coltiviamo l’atteggiamento del  volere  e  necessitate  di  poco.

Dobbiamo essere prontl  ad  andarcene  e ad  abbandonare  tutto  in qualsiasi momenta, e avere quel tipo di mente che non  pensa: “questa  e’  casa mia, voglio  la  sicurezza  per  il resto  dei miei giorni.

Comunque  vadano le cose, anziche’ avanzare pretese ci adattiamo: al tempo, al luogo, alla vita. In qualunque modo vada  e in quel modo che va.

Qualsiasi malattia possa colpirci, qualsiasi cosa, catastrofe o trionfo possa prombarci addosso, potro dire che questa e la situazione cosi com’e. E in questa non c’e rabbia o avidita’, ma accettazione e capacita’ di affrontare la vita come viene.

Non  siamo  qui  per  diventare  qualcosa,  o  per  liberarci  di qualcosa,  per  cambiare  o  per  fare  una  cosa  qualsiasi per  noi stessi, rna per svegliarci sempre di più, per riflettere, osservare e conoscere il Dhamma.  Non  preoccupatevi  che le  cose possano cambiare in peggio. In qualsiasi modo cambino, abbiamo la saggezza per adattarci a esse. E cio’ che io posso vedere e la reale assenza di  paura  dalla  vita del monaco  mendicante.  Noi sappiamo adattarci, sappiamo  apprendere  saggiamente da  tutte le situazioni,  poiche’  questa  vita terrena  non  e  la nostra  vera casa. Questa  vita terrena  e’  un  passaggio che ci troviamo a compiere,  un  viaggio attraverso  il regno dei sensi, e  non  ci sono nidi, case, dimore nel regno dei sensi. E tutto  molto impermanente, soggetto in qualsiasi momento al cambiamento e alia distruzione. Questa  e la sua natura. E il modo in cui stanno le cose. Non c’e  nulla di deprimente  in tutto  cio’, se certo non si avanza più la pretesa di stare al sicuro.

La realta dell’esistenza e che quaggiù non  c’e  nessuna casa. Per  cui la vita del senza-dimora, l’andare  in giro a mendicare, viene definita ‘messaggero celeste’, poiche’ colui che ha scelto la vita spirituale non  partecipa più delle illusioni della mente terrena, che e’ cosi determinata  rispetto al rossedere una casa e la sicurezza materiale.

Voi avete la fede ne  Buddha, nel Dhamma, nel Sangha, e l’insegnamento  e le opportunita, in quanto mendicanti  e  meditanti  della  visione  profonda  e  della  comprensione, per liberare la mente dalle ansie che vengono dall’attaccamento al regno dei sensi.

L’idea  di  possedere  e  di  dipendere  dalle cose  e  l’illusione della vita terrena. La credenza di avere un se’ genera tutte queste illusioni, da cui dobbiamo proteggerci costantemente. Siamo sempre in  pericolo, c’e sempre  qualcosa di cui preoccuparci  e avere  paura.  Ma  quando  quell’illusione  e  disslta  dalla  saggezza, ecco che la  paura  scompare;  vediamo che questo  e’   un viaggio, un passaggio oltre il mondo dei sensi, e stiamo pronti a imparare le lezioni che ci insegna, quali che siano.

Ajahn Sumedho – Così com’è