Swami Sivananda Radha
MANTRA
Armenia

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I BENEFICI DELL’USO DEL MANTRA

La ripetizione di un Mantra è un mezzo per aumentare la capacità di concentrazione. Alcuni maestri spirituali indiani sostengono che il significato e il contenuto del Mantra non devono necessariamente essere compresi da un aspirante, al fine di determinare l’effetto desiderato, che la pratica del Mantra da sola è sufficiente a ottenere il risveglio spirituale che ne costituisce lo scopo. Di certo, l’uso del Mantra purifica il subconscio e, anche se viene ripetuto meccanicamente, si verifica in ogni caso una certa purificazione. Ogni Mantra è però per natura una forma di devozione che ha il Divino come sua forma ed essenza e la concentrazione sul suo significato consente un raggiungimento della meta ultima più certo e più rapido.

I benefici della pratica del Mantra dipendono dal singolo soggetto come individuo, dal punto da cui è partito, da dove si trova adesso, da quali sono state le sue vite passate e dall’intensità e dal grado del suo desiderio. Quando si canta un Mantra, tutto l’essere della persona in questione muta in meglio, quindi sarebbe opportuno creare l’abitudine di ripetere il Mantra in ogni momento, perché il lavoro che si svolge diventerà più facile e gioioso in virtù del continuo risuonare del Mantra nella mente.

Uno dei risultati che giungono in fretta con la pratica del Mantra è il controllo della respirazione, che è il mezzo con cui si può sviluppare l’abilità di controllare le emozioni. Nel canto doniamo tutte le nostre emozioni al Mantra e alla sua divinità e chiediamo ad essa di aiutarci a ottenere il controllo. In questo modo troviamo un modo sicuro di liberarci dai sentimenti negativi perché, invece di scaricarli su qualcun altro, li offriamo alla loro fonte.

Un canto prolungato nel tempo porterà a una maggiore consapevolezza e alla sostituzione dei sentimenti negativi con affermazioni positive.

La pratica del Mantra spegne le emozioni turbolente e quieta di conseguenza la mente turbolenta. In termini yogi esiste una differenza fra emozioni e sentimenti, dal momento che un’emozione purificata diventa un vero sentimento. Il Mantra Yoga ci fornisce un’opportunità di conoscere le emozioni, di sapere cosa sono, da dove vengono e quale sia il loro giusto posto nella nostra vita. Tramite il Mantra Yoga possiamo imparare a far fronte alle emozioni in modo adeguato, a controllarle e a raffinarle e a incoraggiare lo sviluppo armonioso di tutti gli aspetti del potenziale umano.

A mano a mano che il Mantra viene accolto nel subconscio, la mente si purifica in un modo che saremmo incapaci di raggiungere senza il suo aiuto: lentamente l’ego viene sopraffatto dall’Io Superiore, come quando si versa a poco a poco il latte in una tazza di caffè nero, finché il caffè viene sostituito dal latte puro. Dal momento che purifica la mente, il Mantra rappresenta anche un grande strumento di protezione contro la paura.

Quando vengono purificate, le emozioni si trasformano in amore: questo costituisce un passo importante nel risveglio di ulteriori livelli di consapevolezza, mentre l’influenza del Mantra diventa estremamente sottile. I sentimenti che sono stati purificati ci conducono alla presenza del Divino e dal Divino ci deriva un senso di protezione; Il Mantra è come uno scudo contro tutto ciò che è negativo e in grado di turbarci.

Se pure nella vostra vita avete sperimentato soltanto timore, paura, solitudine e, in misura limitata, amore e gioia, non disperate perché, per quanto i vostri sentimenti vengano facilmente feriti, nella vostra eccessiva sensibilità risiede uno strumento meraviglioso, sebbene non ancora sviluppato. A mano a mano che tutte le emozioni negative si evolvono in sentimenti più raffinati, scoprirete un cambiamento anche nei vostri concetti di amore e di gioia e vi accorgerete che tale sensibilità è esattamente ciò che è necessario per entrare nella nuova dimensione di comprensione, lungo il sentiero dell’Autorealizzazione.  La voce può diventare uno strumento con cui esprimere e controllare le emozioni e, se, all’inizio, non riuscirete a raggiungere le note più alte, perseverando nella pratica scoprirete che la vostra gamma di tonalità si va espandendo, noterete che il respiro scorre più facilmente e che la voce diventa uniforme. Inoltre comincerete a sentire l’espressione delle emozioni – ira, delusione, gioia – nella vostra voce.

A volte, il vostro canto potrà essere carezzevole, gentile, intenso, malinconico, o rivelare come un senso di abbandono; se canterete in tono sommesso potrete osservare che tutte le vostre emozioni diventano più gentili, scoprirete che attraverso il canto esse si purificano e si mutano in veri sentimenti che scaturiscono dal cuore. In altri momenti la vostra voce potrà  essere forte e potente, in quanto state riversando in essa tutta la vostra ira e la vostra delusione, le vostre richieste ed esigenze. Esprimete onestamente a Dio ciò che sentite, perfino la vostra collera e impazienza nei confronti del Divino per non avervi portati più in fretta vicino alla Luce; ma, al tempo stesso imparate quando smettere di manifestare le vostre emozioni, perché la vostra pratica non diventi un pretesto per esprimere indulgenza nei propri confronti.

Qualora doveste scoprire che le vostre emozioni sono particolarmente difficili da controllare, potrete restituirle al Divino, rivolgendovi a lui su un livello molto personale.

«Perché mi hai dato tutte queste emozioni?» potete chiedere, per esempio. «Perché non mi hai dato la forza e la capacità di introspezione per gestirle? Voglio che tu venga qui e faccia qualcosa al riguardo, che tu apra una porta, o tiri indietro una tenda in modo da permettermi di vedere perché mi sto sentendo in questo modo.»

Questa può non sembrare una forma di preghiera, ma lo è: è il riconoscimento del bisogno di aiuto e della disponibilità a chiedere a Dio quell’aiuto, con un atteggiamento di umiltà.

Nel cantare le vostre emozioni, dalla più negativa alla più elevata, e nel restituirle all’Uno che ve le ha inizialmente donate, voi imparate ad accettare entrambe le parti del vostro essere, la buona e la cattiva, e a trascendere le coppie di opposti da cui state tentando di liberarvi. Incanalando le emozioni verso Dio sul sentiero spirituale scopriamo che il Divino accetta la nostra lotta, ci aiuta e ci sostiene nella nostra ricerca dell’Altissimo.

Di per sé le emozioni non sono una cosa cattiva, ma se si esprimono senza controllo possono risultare estremamente dannose: perfino l’amore, quando non viene condiviso, quando non viene dato liberamente e generosamente, diventa amore di sé e si ritorce in maniera distruttiva contro l’individuo; mentre quando sono opportunamente indirizzate, le emozioni diventano una chiara fonte di forza per ottenere grandi risultati. Attraverso il potere delle emozioni gli uomini e le donne hanno superato i loro limiti e raggiunto un più grande scopo nella vita, perché le emozioni incanalate attraverso un Mantra diretto al Divino vi possono portare vicino a Dio.

Quando si canta un Mantra le emozioni si esprimono nel respiro e nella voce. Ogni volta che il respiro è irregolare significa che le emozioni coinvolte non sono in equilibrio; tale squilibrio permane finché le emozioni in questione restano intense, ma poi esse si placano gradualmente e cominciamo a sperimentare quell’armonia che costituisce la nostra meta. Allora, quando cala la quiete, possiamo sintonizzarci con il più vasto ritmo del Cosmo e divenire una cosa sola con esso. Cantare ci aiuta a raggiungere la quiete, in quanto poniamo il respiro e le emozioni sotto controllo: in questi momenti di pace assoluta della mente si sperimenta una beatitudine indescrivibile e attraverso la ripetizione della pratica diventa possibile mantenere costante il contatto stabilito con il nostro Io interiore.

È triste verificare come la maggior parte delle persone possa concentrarsi soltanto quando si trova in difficoltà, mentre nei momenti di gioia la concentrazione si protrae per un attimo soltanto, in quanto chi è felice, impegnandosi per mantenere lo stato di beatitudine, in realtà lo annulla. È però possibile usare la capacità di concentrarsi in momenti di angoscia per liberare le proprie emozioni.  «Mi dispiace,» potete dire, «ma devo ammettere che sono come un bimbo, che non sa neppure camminare: dovete venire a sollevarmi. Se non volete che resti sempre un bambino dal punto di vista spirituale, allora dovete venire ad aiutarmi.»

Arriva il momento in cui chi percorre un cammino di ricerca evolve sino a superare lo stadio nfantile, ma per il breve tempo precedente non deve essere troppo orgoglioso di essere come un ambino piccolo e bisognoso agli occhi di Dio.

Cantando il Mantra gli sbalzi d’umore finiranno con il tempo per essere controllati e la consapevolezza del momento attuale crescerà, l’attenzione e quindi l’energia verranno allontanate dagli antichi schemi di pensiero che, come le voci incise in un’audiocassetta, continuano a ripetersi all’infinito, tenendoci legati al passato e al futuro, a immagini spaventose e a fantasie insensate che ci causano quella sofferenza di cui noi stessi siamo origine. Adesso però l’energia sarà incanalata verso l’Altissimo, in un’affermazione estremamente positiva dell’Io interiore.

La capacità di concentrarsi e di sopraffare la volontà dell’Io vanno di pari passo. All’inizio vi capiterà di chiedervi, come è successo a me, perché state seduti a cantare mentre potreste dedicarvi ad attività più utili e aiutare tante persone. Questi interrogativi affioreranno ricorrenti, quando lotterete con la vostra mente che vuole impedire al vostro Io Superiore di ottenere il controllo. Qui “mente” ed “ego” non significano “orgoglio” e “vanità”, ma si riferiscono piuttosto al binomio mente-corpo che domina la vita della maggior parte delle persone. Quando l’Io Superiore viene incoraggiato a esercitare il proprio dominio attraverso la pratica del Mantra Yoga, molti aspetti della personalità che hanno governato la vostra vita divengono improvvisamente evidenti e lottano nel sentirsi minacciati perché non vogliono perdere la loro importanza. Attraverso la pratica del Mantra e dello Japa Yoga vi troverete a confronto diretto con l’Io Inferiore, l’ego o il binomio mente-corpo, diventando consapevoli di quegli aspetti della personalità che hanno sempre governato e controllato la vostra vita. Adesso però l’Io Superiore comincerà ad avere il sopravvento.

L’ego, o meglio l’insieme degli aspetti della personalità di un soggetto intellettuale, combatte con maggior vigore che non in una persona semplice e ingenua, perché quest’ultima è in grado di riconoscere il suo errore e di non ricadere in esso, mentre l’intellettuale è impegnato a pensare spiegazioni razionali con cui giustificare i suoi errori ed è spesso dotato di ben poca umiltà. Uno dei pericoli insiti nel seguire l’Inana Yoga, lo yoga della mente, consiste nel fatto che chi lo pratica tende a guardare dall’alto in basso i praticanti del Bhakti Yoga, lo yoga dell’amore e della devozione, fenomeno che indica soltanto come la mente sia stata usata per generare una vera discriminazione. Molti swami e yogi indiani mi hanno confessato di sperare nella vita successiva di reincarnarsi come donne, perché le donne posseggono la vera devozione, la vera umiltà, in cui risiede il sentiero verso la liberazione.

Per sopraffare l’ego una persona deve praticare la resa ed essere capace di arrendersi al Mantra stesso e all’energia insita in esso, cosa che richiede purificazione. Se non riuscite ad arrendervi quell’energia alimenterà l’ego. Molti discepoli si prostrano ai piedi del loro Guru per sviluppare l’umiltà, ma in effetti il proselito si prostra davanti allo Spirito Divino che risiede nel Guru e in tutti noi.

Imparare ad arrendersi al Mantra e all’energia del Mantra mette di per sé in moto il processo di purificazione, consentendo di affrontare ed eliminare egoismo, glorificazione di sé, autogiustificazione e autogratificazione. Non permettete che la mente intellettuale vi distragga dal tentare la pratica del Mantra e dello Japa, in quanto dovete praticarli per poterne comprendere gli effetti.

Se di notte andate a letto e vi addormentate ripetendo il Mantra, esso rimarrà probabilmente con voi e vi sveglierete con esso. Non sognerete a causa del potere generativo del Mantra che dissolve i problemi e rimuove la tensione derivata dall’eccessiva auto stima e dalla volontà dell’ego. Se vi addormentate con il Mantra stabilirete contatti che elimineranno le vostre acrobazie mentali e verbali relative al concetto di mente, di ego e di Intelligenza Cosmica.

A causa del suo effetto sul subconscio, la gente ritiene a volte il Mantra una forma di ipnotismo, ma non è possibile ipnotizzarsi e diventare santi, in quanto ciò creerebbe un profondo conflitto, tale da far impazzire la mente, o da riportare il soggetto al suo vecchio modo di vivere.

È però importante riflettere sull’ipnotismo, perché per molti anni ci siamo ipnotizzati, ponendoci limiti che ci impediscono di vedere e di utilizzare il nostro pieno potenziale.

Attraverso la televisione siamo di continuo bombardati dall’idea che dobbiamo avere un’automobile nuova o che il nostro corpo secerne odori che devono essere mascherati, e i ricercatori sostengono che semplicemente guardare la televisione pone le onde cerebrali su una frequenza di trance ipnotica. La televisione è però soltanto uno degli strumenti ipnotici più noti, in quanto il fatto che durante tutta la nostra vita ci venga ripetuto che dobbiamo avere un buon lavoro, fare soldi e sposarci è comunque ipnotismo.

Anche riguardo alla reincarnazione, dobbiamo constatare che per molte vite ci siamo auto ipnotizzati fino a diventare ciò che siamo oggi mediante forti convinzioni che sono diventate pregiudizi e che ci impediscono di vedere la bellezza e la verità del Divino, non soltanto negli altri, ma anche in noi stessi. Mettendo a fuoco la mente sul nome di Dio e sul potere del Divino all’interno del nostro essere, il canto di un Mantra opera per contrastare questi preconcetti. In effetti, la pratica del Mantra è un processo di annullamento dell’ipnotismo perché con essa si raggiungono una maggiore consapevolezza e comprensione, per quanto il procedimento possa essere lento.

Possiamo diventare ciò che decidiamo di essere e, di conseguenza, se concentriamo un intenso sforzo, energia e potere emotivo per diventare milionari probabilmente ci riusciremo. La stessa quantità di energia può però essere dedicata a diventare Auto-realizzati, e questa è una meta che vale l’impegno. Dopo la Realizzazione resta molto poco cui aspirare, mentre dopo che si è diventati milionari si va incontro a tutta una nuova serie di problemi e di desideri: come fare a conservare il denaro, come guadagnarne dell’altro, come trovare amici che ci amino per quello che siamo e non per le nostre ricchezze. Se però una persona diventa Auto-realizzata, poiché è capace di vedere il Divino in ognuno, tutti le sono amici.

Attraverso l’uso del Mantra si ottiene una più grande sensibilità e un affinamento dei sensi, che possono con il tempo consentire di vedere con l’occhio interiore e di sentire con l’orecchio interiore. Quando si sviluppa l’orecchio interiore, si può udire la musica delle sfere, una musica di una tale squisita bellezza che nessuno strumento e nessuna voce umana sono in grado di riprodurla: si può udire il Cosmico AUM. L’impatto e gli effetti di una simile esperienza porteranno un intenso desiderio di cambiamento e di sviluppo.

Il Mantra non è una pillola magica, ma piuttosto un costante flusso d’acqua che erode gradualmente anche la roccia più dura. Gli immediati risultati del canto sono un aumento dell’abilità di concentrarsi, seguito gradualmente dal controllo del respiro e delle emozioni.

Più tardi le emozioni saranno raffinate fino a diventare veri sentimenti, ma la meta più importante del canto è la Realizzazione dell’Io.

Tratto da Lista Sadhana – Guido da Todi

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