osho-concentrazione-meditazioneConsapevolezza cosciente
La via semplice… non i metodi complessi, non le posture Yoga, non rituali estremamente complicati. Un Maestro insegna metodi semplici, estremamente semplici, qualcosa che chiunque voglia praticare può spellare in questo preciso momento. I suoi metodi sono così semplici e spontanei che ti stupirai: come mai non sei riuscito a scoprirli da solo?

Sono così elementari! Nel momento in cui il Maestro te li insegna, nel momento in cui ne riconosci la bellezza, nel momento in cui li avrai assaporati un po’, sarai semplicemente sorpreso: come mai non sei riuscito a scoprirli… sono cose così semplici!

Un vero Maestro non è un tecnico, è semplice; e questo perché non esiste alcuna tecnica per conseguire il divino. Dio non è da qualche parte al termine di una tecnica, niente affatto: Dio è già disponibile a te, tu sei immerso nel divino… devi semplicemente scuoterti un po’, così da poter diventare un po’ più attento e presente. È sufficiente solo un po’ di presenza attenta, tutto qui.

A volte diventi presente ma, anche quando sei attento, lo sei in modo estremamente inconsapevole: guidi una macchina e all’improvviso vedi un autobus che si avvicina sbandando, l’autista sembra essere ubriaco, oppure è impazzito, e non vedi come potresti evitare un incidente. Lo scontro sta per verificarsi, in pratica è una certezza: in quel momento ecco che diventi presente, sei totalmente all’erta, ma quell’attenzione è inconsapevole. Sei attento, ma non sei cosciente di essere presente.

In situazioni di pericolo sei attento e presente, ma quello stato di allerta è inconsapevole: un Maestro ti insegna semplicemente come essere attento con una piena consapevolezza; ti insegna una consapevolezza cosciente.

Ebbene, la cosa potrebbe lasciarti perplesso: consapevolezza cosciente? Tu pensi che la consapevolezza significhi coscienza, che la presenza cosciente sia consapevolezza. Non è così: ci sono momenti in cui sei consapevole ma non sei cosciente. Se qualcuno ti si para davanti all’improvviso con in mano una pistola e te la punta al petto, sarai presente ma non cosciente: il pensiero si arresterà; lo shock è così improvviso, così inaspettato, e tu non riesci a immaginare cosa accadrà; inoltre, la morte è così prossima… in quello shock la tua mente si ferma. La tua mente che intesse perennemente pensieri non girerà più; la tua mente con il suo continuo chiacchierio sarà semplicemente scioccata e si ammutolirà: diventi consapevole. Ma quella consapevolezza è inconscia.

Il Maestro ti insegna un’unica cosa: come essere consciamente consapevole. E questa è una cosa semplicissima. Puoi iniziare a praticarla in qualsiasi momento: puoi applicare la consapevolezza, la presenza consapevole, a qualsiasi attività svolgi quotidianamente.

Se cammini per strada, cammina semplicemente con consapevolezza: fa’ ogni passo in uno stato di profonda presenza, con attenzione. Ascoltandomi, in questo preciso istante, ascoltami con attenzione. Diventa consapevole della presenza attenta e all’improvviso vedrai discendere su di te un’incredibile beatitudine: dal nulla, all’improvviso è presente.

È sufficiente un istante di presenza attenta e cosciente e le tue porte si schiudono e il divino entra in te… quasi fosse stato semplicemente in attesa sulla soglia; stava bussando, e continuava a bussare e a bussare. Ma tu sei così preoccupato…

Ricercando, perdi la strada; ricercando, ti perdi nei sogni; ricercando, vai altrove… e la verità è qui. Ricercando, vai nell’allora; e la verità è ora, adesso! Ricercando, sei… e il tuo essere è eccessivo. Più ricerchi, più si rafforza il senso di esistere. Più dura e ardua diventa la ricerca, più l’ego si rafforza.

Ricercando, tu sei e la tua presenza diventa eccessiva; tale per cui noп resta più alcuno spazio che permetta alla verità di esistere. Riempirai tutto lo spazio con il tuo esserci. Ricercando, ti chiudi.

Non l’hai visto accadere anche nella vita ordinaria? All’improvviso viene detto a qualcuno che la sua casa sta andando a fuoco. Subito quell’ uomo si precipita verso casa, lasciando l’ufficio о il negozio; in quella situazione non riesce più a vedere cosa sta succedendo al mercato, per strada.

Qualcuno lo saluta, lui non può sentirlo. Qualcuno va a sbattere contro di lui, ma lui non riesce a vedere chi è quella persona; né si ricorderà che qualcuno è andato a sbattere contro di lui. Tutta la sua mente si è ristretta. .. la sua casa è in fiamme!

La sua mente è concentrata.

Ricercare presuppone concentrazione, e la verità non si consegue mai tramite la concentrazione. La verità si realizza grazie alla meditazione, a differenza è vitale, cruciale, enorme!

Occorre comprendere quella differenza, perché di solito le persone che non sanno nulla di meditazione continuano a scrivere libri in cui affermano che la meditazione è concentrazione.

No! La meditazione non è concentrazione. La meditazione è l’esatto riposto della concentrazione.

Quando ti concentri, la tua mente si restringe; quando mediti, la tua mente si espande. Quando ti concentri, c’è un oggetto su cui ti concentri; quando mediti, non esiste alcun oggetto.

Concentrazione non è meditazione
Le persone vengono a chiedermi: «Su cosa dobbiamo meditare?». In quel caso, non stanno chiedendo nulla di riferito alla meditazione. Chiedono qualcosa che si riferisce alla concentrazione, e in effetti mi dicono: «Osho, non riesco a concentrarmi, mi puoi aiutare?». La concentrazione presuppone che tu voglia qualcosa a cui la tua mente si possa aggrappare, vuoi che la tua mente si agganci a qualcosa. La concentrazione è una forma di attaccamento, per cui, quando il tuo elemento di aggancio è presente, sei concentrato.

Tua moglie sta morendo e, se sei attaccato a lei, ti dimenticherai del mondo intero. Ora non esiste altro, alPinfuori di tua moglie che muore. Siederai al suo capezzale e sarai concentrato; la tua mente non vagherà qui e là.

Oppure, se stai guidando una macchina e all’improvviso vedi che sta per verificarsi un incidente – si avvicina un pazzo che corre come un folle e, mentre cerchi di sterzare, vedi che non c’è nulla da fare: vi scontrerete. .. ed ecco che all’improvviso sarai concentrato, perché sei troppo attaccato alla vita.

In quel momento non ci saranno più pensieri. Solo un attimo prima, pensavi all’incontro con la tua ragazza, un istante prima pensavi di andare al cinema, di fare questo o quello; ora, all’improvviso, tutto scompare… nella mente non ci sono più pensieri, nessun oggetto. Sei troppo attaccato alla vita e, a causa di questo attaccamento, tutti gli altri oggetti sono scomparsi. Adesso ti concentri unicamente sulla tua vita, rimane solo questo: la tua vita. Questa non è meditazione.

Un altro esempio: quando stai studiando per un esame, a mano a mano che il giorno della prova si avvicina, sei sempre più concentrato. E la notte prima dell’esame la tua mente è estremamente concentrata; una volta terminata la prova, la mente torna a rilassarsi. La concentrazione è un fenomeno della mente, la meditazione è qualcosa connesso alla nonmente.

Concentrazione significa riversare tutta la propria energia su un unico oggetto. Meditazione vuol dire non riversare alcuna energia su nessun oggetto; è un semplice straripare in tutte le direzioni.

E quando sei aperto a tutto ciò che accade, a qualsiasi cosa stia accadendo, sei quieora, sei in meditazione… e questo è uno stato di non ricerca.

La concentrazione è parte del ricercare: quando cerchi qualcosa, ti concentri. Quando non cerchi nulla, ti rilassi. Quando cerchi qualcosa e sei concentrato, ti allontani da te stesso: quell’oggetto diventa la meta, ti scordi di te. La freccia della tua consapevolezza è orientata verso l’oggetto.

Quando non vai da nessuna parte, dove sarai? Quando non stai andando da nessuna parte, sarai là dove sei, sarai chiunque tu sia. Sarai semplicemente rilassato e riposerai in te stesso.

E Ashtavakra dice: «Riposa in te stesso, e conseguirai ogni cosa». Infatti, riposando in te stesso conoscerai chi sei.

Allorché non stai cercando, ecco la vita – la vita eterna – e la luce e il divino che è l’esistenza; puoi dargli qualsiasi nome preferisci. Il Buddha lo chiama nirvana: non ricercare… e sei arrivato. E, in realtà, non sei mai andato da nessuna parte; stavi solo fantasticando, sognando, immaginando

Forse non ci hai mai pensato, ma ci sono cose che non si dimenticano. Come mai? Per esempio, se qualcuno ti ha schiaffeggiato quando avevi cinque anni perfino dopo decenni quel ricordo è ancora vivido nella tua mente; e non lo dimenticherai per il resto della ma vita.

Come mai? Nel momento in cui sei stato schiaffeggiato, la tua atten-aone doveva essere estremamente sveglia. Ecco perché quell’incidente ti ha impressionato tanto; è del tutto naturale essere attentissimi, quando ne schiaffeggiati. Questo è il motivo per cui una persona non dimentica mai i momenti in cui è insultata, in cui prova dolore o quando è felice: sono tutti momenti intensi in cui si è totalmente presenti, per cui la memoria si amplia e abbraccia l’intera consapevolezza; mentre, di solito, per ciò che accade nella routine quotidiana, si dimentica.

In che modo si può comprendere in cosa consiste questa attenzione, questa consapevolezza? Poiché è un’esperienza, è un po’ difficile da analizzare. Se ti infilassi nel corpo uno spillo, cosa accadrebbe dentro a te? In un baleno tutta la ma attenzione si precipiterebbe verso il punto in cui lo spillo ti ha infilzato. D’un tratto quel punto del corpo diventa significativo; si potrebbe dire che tutto il tuo essere converge in quel momento. In quel momento potresti essere consapevole solo di quell’unica parte del corpo, ferita dallo spillo.

Ebbene, cosa accade in realtà dentro di te? Anche senza lo spillo quella parte del corpo era presente, ma tu non ne eri consapevole, non í avevi alcuna cognizione; neppure ti ricordavi l’esistenza di quel par-Dolare punto del corpo. Poi, all’improvviso, il dolore prodotto dallo spillo ha generato una crisi e tutta la tua attenzione si è ammassata nel mto in cui lo spillo ti ha ferito.

Che cosa si è riversato in quel punto? Cos’è successo dentro di te? In che modo, adesso, stanno le cose, cos’è cambiato? Che cosa era assente in quel punto, fino a un momento fa, e adesso è presente?

Si tratta della consapevolezza, della presenza consapevole: ecco cos’era assente da quel punto, un attimo fa. La sua assenza ti portava a dare per scontata quella parte del corpo: la sua esistenza o la sua non esistenza per te non faceva alcuna differenza. Non ne avevi alcuna cognizione; il suo esserci o non esserci faceva una differenza minima.

Adesso, all’improvviso, sei diventato consapevole che nel tuo corpo esiste anche quella parte. All’improvviso il suo esserci o non esserci fa una grande differenza: adesso esiste! Ora la consapevolezza esistenziale del suo esserci ti diventa evidente.

Dunque, attenzione significa consapevolezza, presenza cosciente.

Possono esserci due tipi di attenzione. Anche questo andrà capito, perché potrà essere utile nel tuo processo di comprensione.

Esistono due tipi di attenzione: il primo lo potremmo definire concentrazione.

Per capire cos’è la concentrazione, è bene ricordare che quando la tua attenzione si focalizza su un punto, diventa inconsapevole di tutti gli altri. Come ho appena detto, se un ago viene infilato nel tuo corpo, tutta la tua attenzione si trasferisce nel punto in cui l’ago penetra. Subito diventi inconsapevole di tutte le altre parti del corpo.

Ecco perché una persona malata resta consapevole solo delle parti del corpo che non stanno bene. Comincia a vivere solo dentro e intorno alle parti malate; il resto del corpo non esiste più. Chi soffre di mal di testa si identifica solo con la testa: il resto del corpo cessa di esistere. Chi ha dolori di stomaco concentra tutta la sua attenzione sullo stomaco. Se una spina ti punge il piede, quest’ultimo diventa ogni cosa. Questa e la concentrazione dell’attenzione.

È così che si porta tutta la consapevolezza su un unico punto. Quando l’intera consapevolezza converge su un unico punto e lì si fissa, evidentemente tutte le altre parti vengono negate, scompaiono nel buio. Accade, quando brucia una casa: il proprietario dimentica ogni cosa, tranne l’incendio. Sa soltanto che la sua casa è in fiamme; tutto il resto per lui è morto. L’unica cosa di cui resta consapevole è l’incendio della sua casa: diventa inconsapevole di tutto il resto.

Pertanto, la concentrazione è una forma di attenzione. Nella concentrazione ti focalizzi su un punto, mentre resti inconsapevole di tutti gli altri infiniti contesti. Per questo, sebbene la concentrazione sia un addensarsi dell’attenzione, allo stesso tempo è anche un’espansione dell’inconsapevolezza. Le due cose accadono insieme.

Estratto dal libro “Mindfulness 4.0” Osho