Per comprendere la logica compiuta che esiste in quelle azioni che attengono al dovere, all’adesione che ogni uomo e donna hanno verso – non so come dire – i compiti ambientali e contingenti nei quali si trovano immersi si dovrebbe andare per gradi. Le grandi sintesi sono estremamente rischiose, in proposito.

Allora:
Budda afferma che alla radice del dolore umano vi è l’ignoranza. Ossia, il fatto semplice e puro che colui che erra non sa di errare. Cristo pare abbia affermato, prima della sua morte:<Padre, perdona loro perché non sanno quel che (si) fanno>. Quel <si> è quanto aggiunge la tradizione esoterica, riferendosi al karma. Da ciò è abbastanza naturale concludere quanto sia vero che l’uomo medio quasi sempre non riesca a sfuggire a quel rantolo di azione che ne richiama un suo operato immediato; ma, è anche vero che questo dharma, questo operato non va assolutamente giustificato con una cornice sottintesa di predestinazione e di mancanza di responsabilità; quasi che egli non divenisse responsabile delle sua azioni errate.

…La Legge non ammette ignoranza…Ed, anzi, è grazie ai suoi errori – dai minimi ai più importanti – che l’umanità corregge di continuo il tiro delle proprie esperienze, e raggiunge, infine, il <grande equilibrio>.  Importa poco che un certo Islam condanni a morte (con taglia) dei noti scrittori, facendoli rintanare per la vita in un’esistenza protetta dalla polizia locale; né che amputi ancora la mano ai ladri; Né che, tuttora (ed avviene, anche senza pubblicità per i mass media) venga lapidata l’adultera; e tutto ciò, sicuramente, in <buona fede>… E questo vale anche per altre etnie diverse.

Il karma si rivolterà, prima o poi, verso quella lacerazione delle armonie fondamentali, e riporterà tutto nell’ordine, coinvolgendo i responsabili di tali azioni sicuramente malvagie. Sfugge una parte importante degli Insegnamenti Spirituali Tradizionali, in tutto ciò. Non è un piccolo balocco mentale il concetto dell’identificazione di ogni anima matura con il resto dell’esistenza. Giunge, gradualmente, quel momento in cui l’uomo comune si sentirà fisiologicamente coinvolto e identificato nell’organismo totale di cui è un aspetto. Pochi hanno afferrato la chiave più profonda del karma.

Perché ogni azione deve tornare a me? Perché è ineluttabile questo risultato?
La risposta a codeste domande la si ha solo e soltanto quando si sperimenta lo stato di unità con le cose. Se io ed il resto del mondo siamo veramente una sola cosa, ogni azione – portata in qualunque ambito dello stesso – si muoverà ed avrà l’intero suo corso in me, e solo in me……  Quando si é raggiunta questa fatale identificazione con tutto ciò che esiste la mano non si alzerà più, di sicuro, contro il nostro prossimo; né per ragioni di <giustizialismo>, né per ragioni di un qualunque intervento, sia pur nato con supposte ragioni evolutive. Vivekananda asseriva che tutti, santi e peccatori, cercano comunque e imprescindibilmente Dio in ogni loro azione. Dalla più malvagia, alla più santa… Ed esponeva anche un concetto che non esito a definire il più spirituale che io abbia mai avuto la fortuna di incontrare nel sentiero:

“..Smettila di cercare Dio!.. Guardalo finalmente attorno a te!..”

LA VERA NATURA DEL DHARMA  – (di Guido Da Todi) – da Lista Sadhana