Così com’è

del venerabile Ajahn Sumedho

© Ass. Santacittarama,2002. Tutti i diritti sono riservati.

SOLTANTO PER DISTRIBUZIONE GRATUITA.

Traduzione di Chandravimala Candiani.

Il seguente insegnamento è tratto dai primi due discorsi tenuti alla comunità monastica di Amaravati durante il ritiro invernale del 1988.

“La mente di un illuminato è flessibile,

la mente di un ignorante è rigida.”

OGGI È LA LUNA PIENA DI GENNAIO e l’inizio del nostro ritiro invernale. Questa sera siederemo in meditazione per tutta la notte, per celebrare il buon auspicio di questa occasione. E’ una grande fortuna avere l’opportunità di dedicarsi per due mesi a riflettere esclusivamente sul Dhamma.

L’insegnamento del Buddha è la comprensione delle cose così come sono, essere capaci di osservare, di essere svegli. Significa sviluppare l’attenzione, la limpidezza e la saggezza coltivando l’Ottuplice Sentiero; questo processo viene chiamato bhavana.

Quando riflettiamo sulle cose così come sono, ci limitiamo a vedere anziché a interpretare attraverso il velo di una visione centrata su di sé. Il più grande ostacolo che tutti noi dobbiamo affrontare è l’insidiosa credenza nell’io sono, l’attaccamento alla visione autocentrata. Ci è così connaturata che siamo come i pesci nell’acqua, l’acqua fa talmente parte della vita del pesce che non la nota nemmeno. Così è per noi il mondo sensoriale in cui nuotiamo fin dalla nascita. Se non ci prendiamo del tempo per osservarlo per come veramente è, moriremo senza cogliere niente di più saggio.

Ma l’opportunità che ci viene offerta dal nascere come esseri umani è quella di poter riflettere, riflettere sull’acqua in cui stiamo nuotando. Possiamo osservare il mondo sensoriale per ciò che è. Non cerchiamo di liberarcene. Non cerchiamo di complicarlo, ci limitiamo a esserne consapevoli così com’è. Non ci facciamo più illudere dalle apparenze, dalle paure, dai desideri e da tutte le cose che la nostra mente crea.

E’ questo che significano espressioni quali: è così com’è. Se chiedi a qualcuno che sta nuotando nell’acqua: “Com’è l’acqua?”, allora presterà attenzione e risponderà: “Bhé, sembra così, è così.” Poi chiedi ancora: “Com’è esattamente? E’ umida o fredda o tiepida o calda…?” Tutti questi termini la possono descrivere. L’acqua può essere fredda, tiepida, calda, piacevole, spiacevole… Ma è così com’è. Il mondo sensoriale in cui nuotiamo durante la nostra vita è fatto così! Sembra così! Così lo percepisci! Talvolta è piacevole. Talvolta spiacevole. Il più delle volte non è né piacevole né spiacevole. Ma è sempre così com’è. Le cose vanno e vengono, cambiano e non esiste niente su cui contare di totalmente stabile. Il mondo sensoriale è energia, cambiamento, movimento; flusso e corrente. La coscienza sensoriale è fatta così.

Non si tratta di giudicarla; non diciamo che è buona o cattiva, o che dovrebbe piacerti o non piacerti, stiamo solo prestandole attenzione come faremmo con l’acqua. Il mondo sensoriale è un mondo di sensazioni. E’ in esso che siamo nati e lo percepiamo. Dal momento del taglio ombelicale, noi diveniamo esseri fisicamente indipendenti; non siamo più fisicamete legati a quaclun altro. Sentiamo fame, sentiamo piacere, sentiamo dolore, caldo e freddo. Crescendo, percepiamo svariate sensazioni. Percepiamo con gli occhi, le orecchie, il naso, la lingua, il corpo, e anche con la mente. Possediamo la capacità di pensare e ricordare, di percepire e concettualizzare. Tutte queste sono sensazioni. Possono procurarci divertimento e meraviglia, ma anche farci sentire depressi, miseri e infelici; o possono essere neutre, né piacevoli, né dolorose. Ogni stimolo sensoriale è così com’è. Il piacere è così; il dolore è così. La sensazione né piacevole né spiacevole è così.

Per riuscire a riflettere veramente su tutto questo, bisogna essere vigili e attenti. Qualcuno pensa che spetti a me dirvi come stanno le cose: “Ajahn Sumedo come dovrei sentirmi in questo momento?” Ma non si può dire a qualcuno com’è, solo si tratta di restare aperti e ricettivi alle cose così come sono. Non c’è bisogno di dire a qualcuno com’è, quando può saperlo da solo. Quindi questi due mesi per esplorare come sono le cose, sono una preziosa opportunità. Sembra che molti esseri umani non siano nemmeno consapevoli che sia possibile uno sviluppo della saggezza.

Cosa intendiamo quando usiamo la parola saggezza? Dalla nascita alla morte, le cose sono così come sono. Ci sarà sempre una certa dose di dolore o di disagio, di molestia e di sgradevolezza. E se non ne siamo consapevoli per ciò che veramente è, vedendolo come Dhamma, allora tenderemo a farne un problema. Il breve intervallo tra la vita e la morte diventa molto personale, diventa gravido di ogni genere di paure, desideri, complicazioni.

Nella nostra società, soffriamo moltissimo di solitudine. Gran parte della nostra vita è un tentativo di non stare soli: parliamoci, facciamo qualcosa insieme, in modo da non essere soli. E tuttavia, inevitabilmente, siamo veramente soli in questa forma umana. Possiamo fingere; possiamo intrattenerci l’un l’altro; ma è tutto quello che possiamo fare. Quando siamo di fronte a un’effettiva esperienza della vita, siamo molto soli, ed aspettarci che qualcun altro possa cancellare la nostra solitudine è chiedere troppo.

[…] continua alla parte 2