“Le sofferenze diventano Nirvana quando si comprende che l’entità della vita umana non viene né generata né distrutta nel suo ciclo di nascita e morte.” (Insegnamento buddhista)

Per il buddhismo la vita e la morte sono il ritmo eterno dell’Universo.

Quando riusciamo a sentire dentro di noi il Sé più grande che è parte di questo ritmo e percepiamo nel profondo del nostro essere questa pulsazione fondamentale, che sostiene la nostra vita, allora possiamo superare la sofferenza della morte e attraversare l’eternità liberamente e con gioia. Ognuno è immortale. La parte più importante di noi, la nostra anima, vive per sempre. Come ha affermato Don Giuseppe Gervasini: “E’ importante sapere che la nostra forma perfetta non è quella del corpo. La forma perfetta è quella dello spirito ed è nella sede spirituale che possiamo comprendere la verità.”

Ma dove va l’anima dopo aver lasciato il corpo?

“Io lo chiamo un’altra dimensione”-scrive Brian Weiss, esperto di reincarnazione -“un livello o uno stato superiore di coscienza . Di certo l’anima esiste fuori dal corpo fisico e si connette non solo con le altre vite della persona che ha appena lasciato, ma con tutte le altre anime. Moriamo fisicamente, ma questa parte di noi è indistruttibile e immortale. L’anima è eterna. In definitiva è probabile che esista solo un’unica anima, un’unica energia. Molte persone la chiamano Dio, altre, invece, la chiamano Amore. Io vedo l’anima come una massa di energia che si fonde con l’energia universale, per poi separarsene di nuovo, rimanendo intatta, quando torna a una nuova vita. Prima di fondersi con l’Uno, guarda giù, verso il corpo che ha lasciato, e compie quella che io chiamo una ricapitolazione della vita appena lasciata. E fa ciò con amorevole benevolenza, non per punirsi, ma per imparare. Una volta terminata la ricapitolazione, l’anima si allontana dal corpo, spesso trovando una luce meravigliosa, sebbene ciò potrebbe non accadere immediatamente. Non importa, la luce è sempre lì. A un determinato livello la vostra anima si fonde con la luce ma conserva ancora la propria consapevolezza così da poter continuare ad imparare anche nell’aldilà. Si tratta di una fusione simultanea con una luce più grande (alla fine del viaggio immortale la fusione sarà totale), in cui l’anima prova una beatitudine e una gioia indescrivibili, pur mantenendo la propria consapevolezza individuale e sapendo di avere ancora lezioni da apprendere, sia sulla Terra che sia nell’aldilà. Alla fine -secondo i propri tempi- l’anima decide di ritornare in un altro corpo e, reincarnandosi, perde questo senso di fusione. Alcune persone credono che si provi profonda tristezza al momento della separazione da questo stato glorioso, da questa beatitudine nel fondersi con l’energia e la luce, e forse è così. Sulla Terra, nel presente, siamo individui, ma l’individualità è una illusione tipica di questo livello, di questa dimensione, di questo pianeta. Noi siamo umani, limitati, e allo stesso tempo siamo immortali. Penso che al livello più alto siamo connessi con ogni altra anima così come, in una dimensione superiore, noi tutti siamo una cosa sola. In questo mondo i nostri corpi sono densi e fisicamente pesanti; soffrono di malattie e disturbi. In dimensioni più elevate non c’è nulla di fisico: c’è solo coscienza.”

Vi sono molte testimonianze di esperienze di pre-morte (NDE), di uscite dal corpo, di meditazioni profonde, di ricordi della dimensione da cui siamo arrivati prima di incarnarci che hanno un unico denominatore comune: la parola AMORE.

In un libro di William Buhlman è riportata l’esperienza di Bob: ”Ho viaggiato fuori dal corpo diverse volte ma in una occasione in particolare mi sono sentito completamente diverso. Stavo volando tra le nuvole e superandole penetrai in una brillante luce gialla. Mentre mi dirigevo verso la luce mi sentii invadere da un senso di pace infinito. Mi sentivo privo di peso e percorso da una grande quantità di amore. Era una sensazione che non avevo mai provato prima. La luce era talmente intensa che non mi permetteva di tenere gli occhi aperti. Mi sforzai di guardare e in lontananza vidi i miei uomini morti dieci, forse undici anni prima, e ciò mi rese estremamente felice. Mi accorsi che le nostre energie diventavano via via una sola. Mi sentii come a casa. Avrei desiderato restare ma mi dissero che per me non era ancora il momento di rimanere lì. Quando rientrai nel mio corpo ebbi la sensazione di aver preso la scossa. Mi ero assentato per 45 minuti.”

L’Amore è la forza attraverso la quale il Divino si manifesta.

L’Amore in questa dimensione terrena è come un eco dell’Amore che c’è quando l’anima ritorna all’Uno. La frequenza vibratoria dell’Amore si deve abbassare per entrare nella densità della materia. L’Amore nella dimensione da cui arriviamo è l’Amore incondizionato e assoluto. Nella vita terrena anche nei momenti migliori, dove tutto è perfetto e non abbiamo problemi manifesti, c’è sempre dentro di noi una punta di paura che questo stato di benessere sia illusorio e impermanente. L’Amore da cui veniamo, invece, è puro e tale è per sempre.

Possiamo provare ad immaginare questa differenza, che descritta a parole perde la sua intensità, facendo un parallelo con la musica: il violino, che emette note molto acute, ha le corde molto sottili rispetto a quelle di una chitarra, e ancor più di un basso, fatti per emettere suoni gravi. Così lo “spessore”, la densità della nostra materia consente l’emissione di note d’amore meno vibranti e intense di quelle provenienti dalle frequenze celesti.

C’è una pratica buddhista che dice: “L’elemento terra non è me, io non sono racchiuso dall’elemento terra; l’elemento acqua non è me, io non sono limitato dall’elemento acqua; l’elemento fuoco, il calore in me, non è me, io non sono limitato dall’elemento fuoco; l’elemento aria non è me, io non sono limitato dall’elemento aria”.

Scrive inoltre il Maestro Tich Nhat Hanh: “Nel momento in cui uno muore, possiamo cantare: “Buona continuazione”. È un momento di un nuovo inizio, e se noi guardiamo con gli occhi del Buddha non possiamo sentire tanta disperazione. Se guardiamo in cielo possiamo vedere tante belle nuvole e quando viene il tempo in cui dovranno trasformarsi in poggia, la nuvola non avrà paura. Essere una nuvola che si muove nel cielo, ma alla stesso modo essere la pioggia che cade sulla terra è ugualmente una cosa meravigliosa. Se noi vogliamo vedere solo la nuvola, piangeremo quando si trasformerà in pioggia. Perciò in meditazione guardiamo profondamente per vedere la nuova manifestazione dei nostri cari, e allora potremo dire loro: “So dove siete e cercherò di identificare la vostra nuova manifestazione”.

(Silvia Mecca)