Dai detti del Maestro Nanyue Huairang

“Mazi Daoyi dimorava nel tempio di Ch’uan Fa a Nan Yo, dove aveva una capanna per vivere in isolamento e praticare la meditazione. […] Un giorno Nanyue Huairang andò a fargli visita, ma Mazi Daoyi non prestò attenzione al visitatore. […]
Allora Nanyue Huairang staccò un mattone dalla porta della capanna e prese a strofinarlo, ma Mazi Daoyi continuò a non prestargli attenzione. Molto tempo dopo, Mazi Daoyi domandò: «Che cosa stai facendo?»; Nanyue Huairang rispose: «Sto strofinando un mattone per farne uno specchio». Mazi Daoyi disse: «Come puoi fare uno specchio strofinando un mattone?». Il maestro disse: «Se non si può fare uno specchio strofinando un mattone, come si può diventare un Buddha sedendo in meditazione?».
Allora Mazi Daoyi si alzò dal suo lettino e domandò al maestro: «Che cosa si deve fare allora?».
Il maestro disse: «Se un carro trainato da un bue non si muove, è giusto frustare il bue o il carro?». Inoltre domandò: «Vuoi sedere in meditazione o essere un Buddha seduto? Se vuoi sedere in meditazione, la meditazione non è né sedere né giacere. Se vuoi essere un Buddha seduto, Buddha non è l’immobilità; inoltre il movimento non si dovrebbe né accettare né respingere. Se ti siedi per diventare un Buddha, non farai che ucciderlo. Se ti attacchi al sederti, non realizzerai mai il Dharma (l’insegnamento».
All’udire queste parole, Mazi Daoyi si svegliò (all’insegnamento), si inchinò e domandò a Nanyue Huairang: «Come devo usare la mente perché si confaccia al samādhi (realizzazione) che trascende la forma?».
Il maestro rispose: «[…] Poiché la tua potenzialità si confà al Dharma, dovresti percepire la verità».
Mazi Daoyi domandò: «La verità è senza forma, come può essere percepita?».
Il maestro rispose: «L’occhio della mente può percepire la verità. Ciò si applica anche al samādhi senza forma».
Mazi Daoyi domandò: «La verità è soggetta a creazione e distruzione?».
Il maestro rispose: «Se la verità è percepita come soggetta a creazione e distruzione, formazione e deperimento, non è reale. Ora ascolta il mio gāthā:
[…] Il fiore del samādhi è senza forma,
Come può deperire o entrare in essere?»
All’udire queste parole, Mazi Daoyi si svegliò al Dharma della Mente”.

Appunto: la meditazione non è uno strumento, non è da intendersi come causa di un effetto sublime. La meditazione non è qualcosa per: la meditazione è realizzazione, è riconoscimento dello splendore della realtà, è la fruizione liberante del qui e ora, il godimento estatico dell’adesso. È soprattutto quell’inenarrabile ed eccelso sentire profondo che nulla manca, nulla è di troppo, nulla è da cambiare, nulla è da trasformare, nulla è da aggiustare.
Quindi capisci che non è questione di stare immobili, di adottare l’ennesima tecnica fascinosa ed esotica. È un essere semplicemente nel tuo stare seduto, se stai seduto; nel tuo andare, se stai andando. È uno svagare nel cielo del vagabondaggio della mente, dove nulla è cercato, dove nulla viene fatto.
E vedi che quella verità senza forma che non si può percepire, in quanto appunto mancante di forma, quella verità a cui non puoi arrivare, generare in te, perché è al di là della creazione e della distruzione, della nascita e della morte, del suo iniziare e del suo terminare, quella verità che non è nulla di sostanziale perché mancante di realtà, è semplicemente quello che senti nel tuo essere quello che sei.
C’è qualcosa di più potente di qualsiasi piacere prodotto dall’attaccarti a una qualsiasi consolazione. C’è quella verità che fiorisce nell’abbandono della cerca di qualsiasi verità.
Cercavi qualcosa. Ora sei solo aperto e tutto trasmigra attraverso il tuo lasciarti essere nel rilassante abbandono al ciò che è. È la realtà.

tratto da www.lameditazionecomevia.it