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Chi intraprende la via della ricerca interiore è mosso dalle più diverse motivazioni e mai come ora, nel ciclo evolutivo in cui siamo coinvolti, sembra essere emerso un chiaro appello all’urgenza. L’urgenza di un radicale cambiamento, che prima di tutto deve essere personale e che non può più essere procrastinato, perché, come diciamo noi in Quarta Via, il tempo è l’unica vera ricchezza a nostra disposizione e sprecarlo è davvero da stolti.

È tempo di risvegliare la coscienza dal lungo sonno della rinuncia e del conformismo; è tempo di agire contro una logica del potere sempre più distruttiva e paralizzante, contro i maghi dell’oblio: multinazionali che, con la scusa di offrire lavoro ai paesi del terzo mondo, lo affamano sempre più sfruttando i minori; fabbricanti d’armi convenzionali e chimiche che vendono morte con l’illusione di offrirci protezione; produttori di farmaci dannosi e inutilmente sperimentati sugli animali – poveri fratelli indifesi, innocenti e non certo immuni alla sofferenza come vorrebbero farci credere – ma, a sua insaputa, anche sull’uomo.

E non è più tempo, a mio parere, di aspettare che in nostro aiuto accorrano profeti che, prendendoci per mano, ci conducano alla salvezza. È tempo di ritornare a se stessi, attraverso un impegno responsabile, perché l’esperienza interiore è il punto focale di ogni trasformazione.

Infatti: quando noi cambiamo, iniziando a trasmettere messaggi di pace, amore e saggezza, il mondo in cui viviamo non può continuare ad essere lo stesso, poiché quei semi che amorevolmente abbiamo piantato nel terreno dell’altro – nel cuore – germoglieranno, generando frutti meravigliosi: il nutrimento della nostra anima.

E a questo punto, cari amici lettori, vi chiederete: “ok. parli bene. Come tanti ma come possiamo cambiare, come?”.

Beh, esistono tanti metodi buoni volti al cambiamento, ma quello che  funziona meglio, secondo me, è costituito dall’osservazione, un’osservazione priva di giudizio.

“Ma cosa vuol dire osservare” vi chiederete, “forse che noi non osserviamo?”.

Oh si, ma senza attenzione. La verità, infatti, è che la maggior parte delle persone è pigra e l’osservazione, al di là delle necessità quotidiane, è sempre stata uno sforzo volontario troppo grande, oltre la nostra portata. Ne consegue che dovete ammettere di vivere in modo che la vostra consapevolezza supera di poco quella di un cane o di una scimmia, e proprio come in un sogno, date per scontato le cose più stupefacenti della vita. Così, tra le tante meraviglie che scorgete ogni giorno lungo il vostro cammino, a malapena riuscite a ricordarne con chiarezza più di una.

Ciò che aumenta la vostra difficoltà, è l’abitudine di classificare subito oggetti e persone come piacevoli, o spiacevoli, quando invece la vera osservazione inizia solo nel momento in cui attrazione e repulsione cessano d’essere utilizzate come infallibili criteri di valutazione. La vera scienza, infatti, è superiore all’infantile atteggiamento del “mi piace, non mi piace”. Gli uomini di scienza, dal canto loro, abituati ad escludere la fantasia associata all’osservazione per vedere con precisione gli aspetti delle cose ed analizzarne le qualità, sono le ultime persone a coglierle nella loro interezza.

Nemmeno gli animali si mostrano indifferenti al mondo circostante; dunque, appare evidente che uno dei modi attraverso cui ricavare sicura soddisfazione ed accrescere il proprio potenziale, è proprio quello di diventare sempre più consapevoli della natura, delle qualità e della storia di tutto ciò che ci circonda. Ma tale percezione non ci è data dalla mente, non da quella che utilizziamo solitamente comunque, che per analizzare la realtà di un oggetto ha necessità di scomporlo in tante parti, senza poi avere la capacità di ricomporlo. Quest’alta intuizione è una conquista e va coltivata mediante uno sforzo intenzionale che si prolunghi nel tempo.

Per iniziare il lavoro è preferibile avere poche domande verso cui dirigere le proprie osservazioni. Applicate poi queste domande a qualunque cosa sia consona alla vostra natura e alle vostre aspirazioni più elevate e mentalmente fate velocemente un elenco delle risposte che riuscite a dare.

Fatto ciò, cercate di comprenderle e cristallizzarle come una totalità. Ora, osservando nuovamente il soggetto in questione, provate a fissarlo nella mente, simultaneamente consapevoli di tutto quello che di esso sapete. Non cercate di farlo attraverso la ragione né la fantasia, non servirebbe – queste sono funzioni della mente inferiore – fatelo utilizzando l’immaginazione creativa – che è una funzione della mente superiore -.  Ovviamente, tutte queste percezioni non potranno essere articolate contemporaneamente in un sol pensiero, ciononostante, la coscienza dovrebbe essere in grado di comprenderle simultaneamente.

Dapprima, scoprirete non solo quanto conoscete e quanto ignorate riguardo i soggetti osservati, ma, con vostra grande sorpresa, vi renderete conto che quasi ignorate la differenza tra pensiero, ragionamento, ricordo, percezione, fantasia e immaginazione. Questi processi, infatti, sono di norma solamente dei termini astratti, che l’uomo ordinario distingue solo teoricamente, senza comprenderne la differenza. Tuttavia, dopo un po’ di lavoro, queste funzioni mentali ci  appariranno del tutto differenti.

A questo punto potrete correre, danzare, viaggiare, lavorare, fare l’amore, o qualsiasi altra cosa, ma vi scoprirete a farla in uno stato di totale attenzione, liberi da preconcetti, dogmi e false verità.

Potrete osservare gli alberi, la folla o il mare, ma senza identificarvi con l’oggetto osservato – uno dei quattro respingenti che ostacolano il ricordo di se – e senza cadere nella trappola del giudizio. Sarete finalmente consapevoli che questi fenomeni energetici, questi oggetti si muovono sullo sfondo, mentre voi, il testimone, come Platone definiva questo stato, siete in primo piano, al centro. È così che l’autentica osservazione diviene pura meditazione.

Quando ciò accade è meraviglioso e a volte ci si illumina come dei Buddha.

Articolo di Roberto Casini