gedun-tharchinIl temine con cui i tibetani indicano la meditazione significa letteralmente “familiarizzazione” che consiste nell’avvicinarsi alla comprensione di qualcosa mediante la semplice ripetizione. E’ quindi molto semplice: la ripetizione, porterà all’abitudine, per poi divenire qualcosa di totalmente spontaneo, è così che la pratica del Dharma diverrà facile, semplice e molto naturale.

E’questo il nostro modo per cui le azioni virtuose ci divengono familiari.

Per fare un esempio con una pratica molto comune tra gli occidentali, potete pensare all’abitudine che acquisiamo guidando l’automobile: all’inizio è tutto nuovo e sembra molto complicato, ma dopo un po’ guidare non richiede più alcun particolare sforzo.

E’ proprio la ripetizione che porta come risultato la familiarizzazione.

Nel caso della guida però, che non comporta soltanto un’azione mentale ma anche fisica, è molto difficile perché, sia pur raggiungendo una sorta controllo istintivo quasi automatico e apparentemente senza partecipazione, è praticamente impossibile che possa portare ad uno stato di spontaneità così elevato come quello dell’illuminazione. E’ impossibile, per esempio, guidare da Bolsena a Roma senza aprire gli occhi, o senza voltarsi, senza muovere le mani.

Questa limitazione dipende dal fatto che le azioni che coinvolgono gli aspetti fisiologici hanno necessariamente un limite che dipende dalle capacità e potenzialità del corpo che agisce; un buon esempio è il salto in lungo: per quanto intensamente l’atleta applichi il suo sforzo, non potrà mai raggiungere come risultato un salto dalla lunghezza infinita.

C’è quindi una grande differenza tra lo sforzo mentale e lo sforzo fisico: un’azione fisica non potrà mai raggiungere le potenzialità di un’azione mentale, che può toccare livelli infiniti. Per raggiungere uno sviluppo infinito sono necessarie qualità mentali.

Il buon aspetto della familiarizzazione è che la familiarizzazione con aspetti negativi non potrà mai comunque raggiungere livelli infiniti, ed è questo che rappresenta una fonte, una risorsa per la nostra aspirazione: per quanto si possa cadere in basso, ci sarà sempre un fondo, non si potrà mai cadere infinitamente in basso, mentre al contrario si può salire all’infinito.

Ciò si verifica anche per lo sviluppo mentale: la parte positiva della mente può contare su una maturazione infinita, mentre la parte negativa della mente non possiede questa straordinaria possibilità. Questo dipende dalla natura di base della mente stessa, che è intrinsecamente positiva; in questo senso le qualità positive della mente sono profondamente radicate proprio nella sua natura di base, positiva.

I fattori negativi della mente sono soltanto temporanei; è come quando nel cielo appaiono le nubi, il vento e le tempeste: per quanto l’uragano possa essere forte, comunque finirà e la natura luminosa del cielo tornerà a manifestarsi, perché è proprio sua natura quella di essere chiara e luminosa, lo stesso tipo di natura della nostra mente, chiara e luminosa.

Questo vale anche nel caso della meditazione, perché la meditazione non consiste nella ripetizione di azioni negative, ma piuttosto nella ripetizione di azioni mentali positive: grazie alle ripetizioni, ci ritroveremo illuminati, semplicemente.

Sarà quindi molto più facile di quanto siamo portati a credere, perché l’illuminazione non ha davvero nulla a che vedere con strani rituali, magie, poteri soprannaturali, ma si basa sulla ripetizione di semplici elementi basilari.

(OM MANE PADME HUM)

Nel caso dei tibetani, alcuni fortunati, semplicemente ripetendo il mantra OM MANE PADME HUM raggiunsero l’illuminazione. Recitare il mantra OM MANE PADME HUM è qualcosa di estremamente semplice, privo di artifici filosofici e retorici, dalle elaborate forme di sacrificio o complicate da scomode sadana, ed è per questo che i tibetani usano dire che è l’essenza stessa di tutto il Dharma.

Il Dharma semplice è il dharma migliore.

Se l’illuminazione si potesse raggiungere esclusivamente attraverso ardue ed estenuanti pratiche di purificazione, di preghiera, di sadana e altre cose simili, sarebbero davvero pochissimi quelli che potrebbero davvero applicarsi a questa ricerca, ma la ripetizione della mente positiva è qualcosa di molto più semplice che si può realizzare recitando OM MANE PADME HUM.

L’OM MANE PADME HUM è già, in sé, una pratica rituale attraverso la quale sviluppare, ad ogni ripetizione, la propria compassione, le qualità positive della mente; una volta che la mente è completamente colmata dalla compassione, è un po’ come essere già illuminati senza le strane idee che circolano a proposito di questa realizzazione.

Applicando sinceramente una semplice pratica come questa, si possono osservare direttamente nel quotidiano i grandi risultati che si ottengono; io stesso ho visto persone che con uno strumento così semplice sono riuscite a cambiare la propria vita.

E’ quello che in termini religiosi si definisce compassione o in termini più comuni avere un buon cuore, è l’atteggiamento altruistico è il prendersi cura degli altri, è il senso di responsabilità che si sviluppa verso tutti gli esseri viventi.

Nel monastero dove sono vissuto tutto era organizzato come una grande famiglia allargata e, come in ogni famiglia, si genera qualche conflitto, ma alla fine tutto si concludeva senza lasciare strascichi di nessun genere, è qualcosa di molto speciale. Questo è un segno di alta realizzazione, perché le alte realizzazioni non consistono nel volare o levitare superando la forza di gravità, ma piuttosto nell’acquisire la capacità di perdonare e di tollerare, di comprendere e di condividere ogni cosa con gli altri.

Nel monastero, organizzato come un campus, al cui interno erano presenti più istituti che potevano fornire il ciclo di studi completo, si potevano incontrare tanti autentici praticanti davvero particolari, dove pratiche semplici ed un semplice Dharma permetteva una facile purificazione. A volte lo stare in comunità è qualcosa di estremamente utile e sarebbe davvero bello creare un grande istituto di praticanti e maestri italo-kadampa qui in Italia.

Si tratta quindi di una pratica estremamente semplice da ripetersi ogni giorno, ogni ripetizione è un piccolo passo avanti. E’ come il movimento di una ruota: quando la ruota gira il movimento attorno al suo mozzo è sempre lo stesso, ciononostante ad ogni giro, ci porta più avanti. Ecco perché la pratica del Dharma, la pratica del buon cuore, viene chiamata “la ruota del Dharma”.

Ma attenzione, bisogna farla girare questa ruota, non stare lì a guardarla fissa. E’ per questo motivo che i tibetani girano la ruota della preghiera, si accumula energia, fa bene alla salute, irrobustisce le braccia ed è molto meglio delle palline antistress cinesi.

Con la mala in una mano, la ruota dall’altra e recitando OM MANE PADME HUM si accumula energia positiva facendo agire corpo, parola e mente contemporaneamente, realizzando un ottimo e fruttuoso esercizio: otterremo una mente rilassata, il corpo rilassato e anche la parola sarà rilassata, perché la parola migliore da pronunciare su questo pianeta è proprio OM MANE PADME HUM.

Per quanto riguarda il significato del mantra OM MANE PADME HUM è inutile per il momento addentrarsi nel senso contenuto in ognuna delle sillabe che lo compongono, ma è ora sufficiente comprenderne il significato essenziale che, in estrema sintesi, è la COMPASSIONE.

Dovremmo comprendere che la pratica della ripetizione dispensa grandi risultati e, fare qualcosa quando si ha comprensione di quello che si sta facendo, fa sì che si raggiungano dei risultati più efficaci.

– recitazione degli OTTO VERSI

– recitazione degli TRIPLICI ASPETTI DEL SENTIERO

– breve meditazione sui testi ascoltati

In questo contesto la meditazione significa una ripetizione di azioni mentali positive che possa essere causa di familiarizzazione con atteggiamenti mentali positivi, e che questi atteggiamenti positivi, possano essere dominanti nella nostra vita e fonte delle realizzazioni della felicità, della gioia e del rilassamento. La ripetizione delle azioni mentali è differente da qualsiasi azione fisica così come la ripetizione di atteggiamenti mentali positivi è diversa dalla ripetizione di atteggiamenti mentali negativi.

Né le azioni fisiche né le azioni mentali negative possono essere sviluppate all’infinito nonostante la ripetizione ed è quindi inutile ripeterle perché esiste comunque un limite all’avanzamento, mentre per gli atteggiamenti mentali positivi non c’è limite ed è questa la ragione per cui l’Illuminazione è il nostro destino definitivo.