DOMANDA: Che cos’è il buddhismo?
RISPOSTA: La denominazione buddhismo proviene dalla parola “budhi” che significa “svegliare” ed è per questo motivo che il buddhismo è la filosofia del “processo” del risveglio. Questa filosofia ha le sue origini nell’esperienza di un uomo, Siddhartha Gotama, conosciuto come il Buddha, il quale raggiunse l’illuminazione all’età di 35 anni. Il buddhismo ha ora 2.500 anni di età e circa 300 milioni di seguaci in tutto il mondo. Fino ad un secolo fa il buddhismo era, principalmente, una filosofia asiatica, ma sta conquistando sempre di più seguaci in Europa, Australia ed America.

DOMANDA: Allora, il buddhismo è solo una filosofia?
RISPOSTA: La parola filosofia viene da due parole, “philo”, che significa “amore” e “sophia” che significa “saggezza”. Pertanto la filosofia è l’amore per la saggezza o amore e saggezza, entrambi i significati descrivono perfettamente il buddhismo. Il buddhismo insegna che dovremmo sviluppare la nostra capacità mentale nella sua totalità per ottenere la chiara conoscenza. C’insegna anche a coltivare amore e bontà verso tutti gli esseri. Pertanto, il buddhismo è una filosofia, ma una filosofia superiore.

DOMANDA: Chi era il Buddha?
RISPOSTA: Nell’anno 563 Avanti Cristo nacque un bambino in una famiglia reale nel nord dell’India. Crebbe in mezzo all’opulenza ed al lusso, ma col passare del tempo scoprì che il benessere e la sicurezza mondani non garantiscono la felicità. Si sentì profondamente commosso per la sofferenza che vedeva intorno e volle trovare la soluzione per raggiungere la felicità e sconfiggere la sofferenza. Quando compì 29 anni lasciò sua moglie e suo figlio ed andò via per seguire i grandi maestri religiosi del suo tempo ed imparare da essi. Gli insegnarono molto, ma nessuno sapeva realmente la causa della sofferenza umana né come questa poteva essere superata. Quindi, dopo sei anni di studio e meditazione, ebbe un’esperienza nella quale tutta l’ignoranza si dissolse ed improvvisamente capì. Da quello giorno fu chiamato il Buddha, l’Illuminato, il Risvegliato. Visse altri 45 anni, e viaggiò per tutto il nord dell’India, insegnando ad altri ciò che aveva scoperto. La sua compassione e pazienza furono leggendarie ed ebbe migliaia di seguaci. A 80 anni, vecchio e malato, ma ancora felice ed in pace, morì.

DOMANDA: Non fu irresponsabile il Buddha nel lasciare sua moglie e suo figlio?
RISPOSTA: Non fu una cosa facile per il Buddha lasciare la sua famiglia. Deve averci pensato molto prima di andare via. Ma dovette scegliere, dedicarsi alla sua famiglia o dedicarsi al mondo intero. Alla fine, la sua gran compassione fece che si desse al mondo intero. Ed il mondo intero si avvantaggia ancora del suo sacrificio. Non fu irresponsabile. Magari fu il sacrificio più significativo mai fatto.

DOMANDA: Il Buddha è morto, pertanto, come può aiutarci?
RISPOSTA: Faraday, che scoprì l’elettricità, è morto, ma ancora ciò che ha scoperto ci aiuta. Luis Pasteur che scoprì la cura a tante malattie, è morto, ma ancora le sue scoperte mediche salvano vite. Leonardo da Vinci è morto, ma ciò che ha creato ed inventato ci migliora e ci diletta. Uomini nobili ed eroi sono morti da secoli, ma quando leggiamo le loro opere, siamo ancora animati ad agire come loro. Sì, il Buddha è morto, ma 2.500 anni dopo i suoi insegnamenti aiutano ancora la gente, il suo esempio ispira ancora la gente, ancora le sue parole cambiano vite. Solamente un Buddha aveva potuto avere tale potere secoli dopo la sua morte.

DOMANDA: Il Buddha fu un dio?
RISPOSTA: No, non lo fu. Egli non si proclamò un dio,nè il figlio di un dio, nemmeno il messaggero di un dio. Fu un essere umano che migliorò se stesso ed insegnò che, se seguiamo il suo esempio, possiamo migliorarci anche noi.

DOMANDA: Se il Buddha non è un dio, perché la gente lo venera?
APPARTATA: Ci sono differenti tipi di venerazione. Quando qualcuno prega un dio, lo loda, e facendo offerte gli chiede favori nella speranza che il dio ascolti le sue lodi, riceva le sue offerte e risponda alle sue preghiere. I buddhisti non hanno questo tipo di venerazione. L’altro tipo di venerazione è quando dimostriamo rispetto a qualcuno o a qualcosa che ammiriamo. Quando un maestro entra in un salone, ci inchiniamo, quando conosciamo una persona importante, stringiamo le mani, quando ascoltiamo l’inno nazionale, salutiamo. Tutti questi gesti sono di rispetto e venerazione e segnalano la nostra ammirazione per le persone e per le cose. Questo è il tipo di venerazione che praticano i buddhisti. Una statua del Buddha, con le mani posate sul suo grembo ed il suo sorriso compassionevole, ci ricorda che dobbiamo sforzarci a sviluppare pace ed amore dentro noi stessi. Il profumo dell’incenso ci ricorda l’influenza penetrante della virtù, la lampada ci ricorda la luce della saggezza ed i fiori che appassiscono e muoiono, ci ricordano l’impermanenza. Quando ci inchiniamo in maniera rispettosa, esprimiamo la nostra gratitudine al Buddha per tutto quello che i suoi insegnamenti ci hanno dato. Questa è la natura del venerazione buddhista.

DOMANDA: Ho sentito dire che i buddhisti venerano alcuni idoli…
RISPOSTA: Queste affermazioni riflettono solo l’equivoco delle persone che li fanno. Il dizionario definisce un idolo come “un’immagine o una statua venerata come un dio”. Come abbiamo visto, i buddhisti non credono che il Buddha sia un dio, allora come potrebbero credere che un pezzo di legno o di metallo sia un dio? Tutte le religioni usano simboli per esprimere diversi concetti. Nel taoismo, lo ying-yang è usato per simbolizzare l’armonia tra gli opposti. Nel sufismo, la spada si usa per simbolizzare la lotta spirituale. Nel cristianesimo, il pesce si usa per simbolizzare la presenza di Cristo, mentre la croce si usa per simbolizzare il suo sacrificio. E nel buddhismo, la statua del Buddha è usata per simbolizzare la perfezione umana. Anche la statua del Buddha ci ricorda la dimensione umana nell’insegnamento buddhista, siccome il buddhismo è antropocentrico, non teocentrico e, quindi, dobbiamo guardare all’interno di noi stessi e non all’esterno per trovare la perfezione e la conoscenza. Pertanto, non è corretto dire che i buddhisti venerano idoli.

DOMANDA: Perché la gente fa alcune cose strane nei luoghi di culto buddhisti?
RISPOSTA: Molte cose ci sembrano strane quando non li capiamo. Invece di condannare questi atteggiamenti, dovremmo tentare di scoprire che cosa significano. Tuttavia, è vero che a volte i praticanti buddhisti hanno fede nelle credenze popolari e interpretano male gli insegnamenti del Buddha. Ma ciò esiste in tutte le religioni. Il Buddha insegnò im modo chiaro e dettagliato, e se alcuni comprendono diversamente i suoi insegnamenti, non è colpa dell Buddha. C’è un detto:
Se una persona malata non cerca di guarire con un medico vicino, non è colpa del medico. Allo stesso modo, se una persona è oppressa e tormentata da influssi nocivi, e non cerca l’aiuto del Buddha, non è colpa del Buddha.

DOMANDA: Se il buddhismo è così speciale perché alcuni paesi buddhisti vivono in povertà?
Risposta: Se per povero intende economicamente povero, allora è vero che alcuni paesi buddhisti sono poveri. Ma se per povero intende povera qualità di vita, allora magari alcuni paesi buddhisti sono molto ricchi. Gli Stati Uniti d’America, per esempio, sono un paese economicamente ricco e potente, ma il tasso di delinquenza è uno delle più alte del mondo, milioni di anziani sono trascurati dai figli e muoiono di solitudine in case di riposo, la violenza domestica e l’abuso infantile sono problemi comuni. Un matrimonio su tre finisce in divorzio e la pornografia è un’industria importante. Ricchi in termini di denaro ma magari poveri in termini di qualità di vita. Prendiamo ora i paesi buddhisti tradizionali. Alcuni sono economicamente sottosviluppati, ma i genitori sono onorati e rispettati dai figli, la delinquenza è relativamente bassa, quasi non si sente parlare di divorzi o di suicidi, di violenza sessuale, abuso infantile, la pornografia ed il permissivismo sessuali non sono comuni. Economicamente sottosviluppati, ma magari con una più alta qualità di vita rispetto ad un paese come gli Stati Uniti d’America. Ma se giudichiamo i paesi buddhisti solo in termini economici, uno dei paesi più ricchi e dinamici economicamente nel mondo di oggi è il Giappone, dove la maggior parte della popolazione si ritiene buddhista.

DOMANDA: Perché ci sono tante tipi di scuole nel buddhismo?
RISPOSTA: Ci sono tanti tipi di zucchero: zucchero marrone, zucchero bianco, zucchero granulato, zucchero in zolle, sciroppo e zucchero di canna. Ma tutti sono zuccheri e tutte sanno di dolce. È prodotto in differenti forme in modo che possa essere usato in differenti maniere. Col buddhismo è lo stesso. Vi è il Buddhismo Theravada, il Buddhismo Zen, il Buddhismo della Terra Pura, il Buddhismo Yogacara e Vajrayana, ma tutti sono buddhismo e tutti hanno lo stesso sapore—il sapore della liberazione. Il buddhismo si è evoluto in forme differenti in base alle differenti culture dove esiste. È stato reinterpretato durante i secoli affinché possa rimanere pertinente ad ogni nuova generazione. Esternamente, i tipi di buddhismo possono sembrare molto differenti, ma essenzialmente tutti praticano le Quattro Nobili Verità ed l’Ottuplice Sentiero. Tutte le grandi religioni, compreso il buddhismo, si sono divise in sette e scuole. Ma i differenti gruppi del buddhismo non sono entrati mai in guerra tra loro, non sono stati mai ostili gli uni con gli altri e fino ad oggi praticano insieme. Tale tolleranza e comprensione è molto rara.

DOMANDA: Il buddhismo nacque in India, ma col tempo è sparito, perché?
RISPOSTA: Gli insegnamenti del Buddha crebbero fino ad arrivare ad essere una delle principali religioni dell’India ma, gradualmente, cominciò a declinare e finalmente sparì come il cristianesimo incominciò in Palestina ma alla lunga sparì lì. Nessuno sa realmente il perché. Forse una combinazione di cambiamenti politici e sociali, insieme a guerre ed invasioni, resero la vita difficile a tale religione, gentile e pacifica. Tuttavia, molto prima che sparisse in India, si estese fino al più lontano angolo dell’Asia.

DOMANDA: Lei crede che la sua religione sia la migliore e che tutte le altre si sbagliano.
RISPOSTA: Nessun buddhista che comprende gli insegnamenti del Buddha pensa che le altre religioni si sbaglino. La prima cosa che lei nota quando studia le differenti religioni è, esattamente, quanto esse hanno in comune. Tutte le religioni sono d’accordo che il presente dell’umanità è insoddisfacente. Tutte credono che un cambiamento di atteggiamento e comportamento sia necessario affinché la situazione umana migliori. Tutte insegnano un’etica che include amore, gentilezza, pazienza, generosità e responsabilità sociale e tutte accettano l’esistenza di un divino. Usano differenti lingue, differenti nomi e differenti simboli per descrivere e spiegare queste cose, ed è solo quando compare l’ignoranza che appaiono l’intolleranza, l’orgoglio ed il bigottismo. Immagini un inglese, un francese, un cinese ed un indonesiano che stanno guardando una tazza. L’inglese dice è una cup. Il francese risponde “Non, non lo è, è una tasse”. Il cinese “voi due vi sbagliate. È una pet”. E l’indonesiano ride degli altri e dice “Che tonti sono. È una cawan”. L’inglese prende il dizionario e lo mostra agli altri dicendo posso provare che è una cup. Così il mio dizionario lo dice”. “Allora il suo dizionario si sbaglia, dice il francese “perché il mio dizionario dice chiaramente che è una tasse”. Il cinese si prende gioco di essi. Il “mio dizionario è più vecchio del vostro, pertanto il mio dizionario è il migliore. Ed inoltre, molte più persone parlano il cinese, pertanto deve essere una pet”. Mentre litigano e discutono ra di loro, un buddhista arriva e beve dalla tazza. Dopo bevuto, dice “O lo chiami cup, tasse, pet, o cawan, una tazza si fa capire dal suo uso. Invece di litigare e rinfrescate la vostra sete”. Questo è l’atteggiamento di un buddhista verso le altre religioni.

DOMANDA:Ho letto che il buddhismo sia solo una costola rinnovata dell’induismo.
RISPOSTA: A volte uno sente dire cose da persone disinformate. Ma nelle Scritture Buddhiste leggiamo che i sacerdoti indù, i brahmani, erano fermamente contrari al Buddha. Ciò perché egli criticò il sistema indù delle caste e la pratica dei sacrifici di animali,inoltre negava l’esistenza di un dio supremo e respinse l’autorità delle Scritture Indù. Il buddhismo e l’induismo hanno cose in comune, ma hanno anche molte differenze importanti come due religioni distinte.

DOMANDA: È una scienza il buddhismo?
RISPOSTA: Prima di rispondere a questa domandabisogna definire la parola “scienza”. Scienza, secondo la definizione del dizionario è “la conoscenza che può essere sistematizzata, la quale dipende dalla comprensione e dalla prova dei fatti e da leggi naturali generali, un ramo di questa conoscenza, deve essere studiata con esattezza. Ci sono aspetti del buddhismo che non rientrano in questa definizione, ma gli insegnamenti centrali del buddhismo, le Quattro Nobili Verità, rientrano in questa definizione. La sofferenza, la Prima Nobile Verità, è un vissuto che può essere definita, sperimentata e valutata. La Seconda Nobile Verità, stabilisce che la sofferenza ha una causa naturale, il desiderio veemente, il quale, allo stesso modo, può essere vissuto, sperimentato e valutato.
Non si è fatto nessun tentativo per spiegare la sofferenza in termini di concetti metafisici o miti. La sofferenza cessa, d’accordo con la Terza Nobile Verità, non per la fede verso un Essere Supremo, o alle preghiere, bensì semplicemente rimuovendo la sua causa. Questo è indiscutibile. La Quarta Nobile Verità, il sentiero che conduce alla cessazione della sofferenza, un’altra volta, non ha niente a che vedere con questioni metafisiche ma dipende da vari comportamenti ed attitudini mentali. Ed un’altra volta, questo comportamento può essere provato. Il buddhismo prescinde dal concetto di un Essere Supremo, come fa la scienza, e spiega l’origine ed il funzionamento dell’universo. Inoltre il consiglio costante del Buddha, cioè di non credere ciecamente, bensì discutere, esaminare, valutare e fidarsi della propria esperienza, ha un concreto aspetto scientifico. Egli dice:
“Non bisogna basarsi su rivelazioni o tradizioni, su dicerie o su scritture sacre, nè su pettegolezzi o sulla pura logica, né sull’inclinazione verso un’idea o la fede di un’altra persona, nè sull’idea: “Egli è il nostro maestro”, bensì quando una verità è valutata, sperimentata e lodata dal saggio, solo in questo caso bisogna seguirla.”
Allora, possiamo anche dire che il buddhismo non è completamente scientifico, ma senza dubbio possiede una forte connotazione scientifica e che è, certamente, più scientifico di qualsiasi altra religione. È significativo che Albert Einstein, lo scienziato più importante del secolo XX, dicesse del buddhismo:
“La religione del futuro sarà una religione cosmica. Dovrebbe andare oltre il Dio personale ed evitare dogmi e teologia. Abbracciando sia la cosa naturale sia la cosa spirituale, dovrebbe essere basata sul senso religioso derivante dall’esperienza di tutte le cose, naturali e spirituali, in una significativa unità. Il buddhismo soddisfa questa descrizione. Se una religione dovesse servire le necessità scientifiche moderne, senz’altro sarebbe il buddhismo.”

dal sito www.canonepali.net