LA CONCENTRAZIONE

Un uomo d’affari indiano mi raccontò di avere molta paura di meditare, ritenendo che i propri affari ne sarebbero stati danneggiati. Gli esercizi che vi suggerisco sono adatti proprio per chi ha molti impegni, per chi è iperattivo, e non per qualche mistico rinchiuso in un monastero. Quell’uomo d’affari mi disse allora che aveva paura di fare meditazione ma, eseguendo gli esercizi che vi sto raccomandando, i suoi affari aumentarono considerevolmente.

Sapete perché? Perché era più rilassato, più concentrato. Cominciò a fare una cosa per volta. Questo è il grande vantaggio della preghiera: la concentrazione. Se iniziate a fare una cosa per volta, sarete nel vero senso del termine presenti in ogni gesto che compite.

È facile capire perché gli affari di quell’uomo migliorarono e perché divenne così efficiente.

Questi esercizi sono spirituali? Questa è meditazione?

Certo. In Oriente ci sono milioni di persone che fanno solo questo, nient’altro, e raggiungono un’alta spiritualità. Qui sta il punto centrale della preghiera: Dio e la spiritualità vanno scoperti nella vita, non fuori di essa. Ricordate cosa vi dicevo a proposito del silenzio? Lo stesso vale anche qui. E la preghiera? Tutto dipende dalla definizione che ne date. Se per preghiera intendete un dialogo con Dio, allora questa non è preghiera, perché non state dialogando con Dio quando concentrate la vostra attenzione sulle sensazioni del vostro corpo, sui suoi movimenti mentre camminate. Se però per preghiera intendete l’unione con Dio, allora questa è senz’altro preghiera. Arriverete alla preghiera mediante quel semplice esercizio che vi ho proposto: prestare attenzione alle sensazioni del vostro corpo.

Questo esercizio vi procurerà molti altri benefici. Benefìci di natura spirituale: per esempio la capacità di accettare la realtà. Lo scoprirete da soli.

Supponete che qualcuno di voi non abbia pazienza e perseveranza per continuare a fare questo esercizio. In tal caso, raccomando due altri semplici esercizi spirituali. Il primo è un esercizio di accettazione: “Signore, dammi la  grazia di cambiare ciò che può essere cambiato, di accettare ciò che non lo può essere, e la sapienza per coglierne la differenza”. Ci sono tante cose nella nostra vita che non possono essere cambiate! Siamo impotenti e se impariamo a dire sì a queste cose, arriveremo alla pace. La pace sta nel sì. Voi non potete fermare l’orologio, evitare la morte di una persona amata, superare i limiti del vostro corpo, le vostre incapacità.

Mettetevi quindi davanti alle cose che non potete cambiare. E pronunciate il vostro sì. Così parlerete con Dio. Certo, è difficile. Non forzate voi stessi. Ma se riuscirete a dire sì nel vostro cuore, direte sì alla volontà di Dio. Perseverando in questo atteggiamento, troverete pace persino nelle cose, per il cui cambiamento state lottando.

AL DI LÀ DI NOI STESSI

C’è qualcosa d’altro da cui dovete liberarvi, se volete trovare la felicità e la gioia. Dobbiamo cambiare alcuni nostri atteggiamenti. Quali? Il primo è l’atteggiamento del bambino, che vede unicamente e soltanto se stesso. Quante volte avete sentito i bambini dire: “Se non giochi con me, vado a casa”? Esaminatevi. Pensate a ciò che provoca in voi infelicità e guardate se potete scoprire quella frase che vi dite quasi inconsciamente: “Se non riesco a ottenere questo o quello, mi rifiuto di essere felice”. “Se non ricevo questo, o se non succede quello, rifiuto la felicità”. Molte persone non sono felici,
perché impongono condizioni alla propria felicità. Scoprite se questo atteggiamento interiore esiste anche nel vostro cuore ed eliminatelo.

C’è una bellissima storia di un uomo che importunava sempre Dio con richieste di ogni genere. Un giorno Dio sbottò: “Basta! Sono stufo! Ti concedo solo tre richieste. Dopo avertele esaudite, non ti darò più nulla. Su, presentami le tue tre richieste”.

L’uomo rimase esterrefatto e chiese: “Posso chiederti qualunque cosa?”. E Dio: “Sì!, ma solo tre richieste e basta!”.  Allora l’uomo cominciò a dire: “Sai, Signore, ho un po’ di vergogna, ma mi piacerebbe liberarmi di mia moglie: è una stupida e sta sempre a… tu lo sai, Signore! È insopportabile. Non riesco a vivere con lei. Mi potrei liberare di lei?”. “Va bene – disse Dio – il tuo desiderio sarà soddisfatto”. E sua moglie morì. Quando i parenti e gli amici vennero al funerale e cominciarono a pregare per la morta, all’improvviso l’uomo rientrò in sé ed esclamò: “Mio Dio, avevo una moglie fantastica e non l’apprezzavo quando era in vita”. Allora si sentì molto male, corse incontro a Dio e gli chiese: “Riportamela in vita, Signore”. Dio rispose: “Va bene; il tuo secondo desiderio sarà accolto”.

Ora gli rimaneva un solo desiderio. Pensò: “Cosa devo chiedere?”. Chiese un parere agli amici. Alcuni gli consigliarono: “Chiedi dei soldi. Con il denaro puoi avere quello che vuoi”. Altri: “A cosa ti serve il denaro se non hai la salute?”. Un altro amico gli disse: “A cosa ti serve la salute se un giorno morirai? Chiedi l’immortalità!”. Il pover’uomo non sapeva più cosa chiedere, perché altri dicevano: “A cosa serve l’immortalità se non hai nessuno da amare? Chiedi l’amore”. Allora si mise a pensare, a pensare… e non riuscì  ad arrivare ad alcuna conclusione, non riusciva a sapere cosa voleva.
Trascorsero cinque… dieci anni…

Un giorno Dio gli domandò: “Quando pensi di presentarmi la tua terza richiesta?”.

E il pover’uomo disse: “Signore, sono tutto confuso, non so cosa chiedere! Potresti suggerirmi tu cosa devo chiedere?”. Dio rise quando sentì questo e disse: “Va bene, te lo dico io cosa devi chiedere. Chiedi di essere felice, qualunque cosa possa capitarti. Qui sta il segreto!”.

tratto da:”Istruzioni per polli ed aquile” – di Anthony e Mello