[…] Ci sono posti che per una serie di circostanze, giuste in quel momento, ti sembrano un paradiso; basta un niente, la disponibilità d’animo, la sensibilità stuzzicata da un’immagine,  da un perfetto momento climatico, da un incontro. Come posso per esempio consigliare di visitare El Guapo solo perché io ho avuto quello che andavo cercando, quello di cui avevo bisogno, quando una guida specializzata quasi ti consiglia di evitarlo, o per lo meno di prepararti alla noia. Ognuno dovrebbe seguire i propri desideri. Partire è lasciarsi andare, perdersi nel viaggio che cambierà in continuazione, in qualsiasi istante, in ogni dove. Dovessi ripercorrere un tragitto già vissuto, so che lo ritroverei a volte cambiato, a volte simile, di certo non sarà mai identico, perché già io sono diverso.[…]

[…] Nella mia casetta monolocale, di legno fuori e faesite dentro, con sei finestre, a due a due su tre lati, sto molto bene. Resto al buio, seduto allo sgabello, a guardare l’arrivo della sera.

Una pioggerella garbata rende il tutto ancora più bucolico. Osservo i passaggi veloci delle nuvole provenienti dal pacifico. Nel prato dietro casa che termina nel lago, ci sono delle oche, alcuni cavalli, dei maiali, tutti a pascolare liberamente. Ogni tanto, il cane di casa adempie i suoi doveri e li allontana.

Qui il turismo non ha ancora stravolto niente. Sono così pochi quelli che arrivano qua e per pochi giorni l’anno che gli abitanti non hanno fatto in tempo a rovinarsi.

Io cerco di rispettare e capire la natura qualunque essa sia. Amo i boschi più lussureggianti, i deserti più aridi, le montagne i laghi , i fiumi, tutto quello che è ancora naturale. Mi adatto a soffrire il clima di questi luoghi, maledire a volte gli insetti, gli animali che li abitano, bestemmiare per la durezza di certe nature, ma poi mi basta un attimo, l’illuminazione del mio cuore, la mente che, suggerita dai sensi, finalmente penetra in quel mondo e allora è la felicità, fugace ma toccata.

Nei miei viaggi non ho mai dato troppa importanza agli esseri umani. In fondo di gente strana se ne trova ovunque. Non sono mai rimasto particolarmente convinto da chiacchieroni, santoni, super viaggiatori poliglotti e altro. L’uomo non mi convince molto; non lo sono nemmeno di me stesso.

Eppure mi è capitato di trovarmi in luoghi remoti, e restar impressionato, in modo giusto, da certi loro abitanti, dal loro modo di vivere e di accogliere chi è completamente diverso da loro. Chiloé mi era stata presentata, anche da molti cileni di Puerto Montt, come un isola poco accogliente. Ancora una volta non sono d’accordo. Viaggiando in bicicletta spesso ho bisogno dell’aiuto di qualcuno: per esempio per chiedere dell’acqua, o un posto dove dormire, o solo per fare due chiacchiere dopo giorni di solitudine. La gente di Chiloé è sicuramente chiusa, ma quando si chiede in modo educato un favore, si fanno silenziosamente in quattro, aprono le porte delle loro umili case e, senza ciarlare, ti accolgono. […]

[…] A un certo punto mi trovo in un ampio pianoro, accompagnato da cime innevate che stanno larghe ai fianchi del vasto altipiano. Di fronte sembra che tutto debba finire: c’è solo la linea di confine tra terra e azzurro del cielo.

Il vento ha aumentato la forza della spinta. Macino chilometri su chilometri nonostante il fondo, comunque migliorato nei confronti del pezzo vicino al fiume. E’ tutto un guardare di qua e di là, senza alcun timore di veder sopraggiungere un qualche pazzo in macchina. La pista si è fatta diritta e piatta. Lo sguardo arriva molto lontano. Respiro a pieni polmoni. La mia mente vaga in questo mondo infinito, silenzioso, popolato di pacifici animali.

Come potrei spiegare i fremiti d’ansia perla troppa felicità nel sentirmi accolto in questo mondo. Cos’è che mi colma di tanta gioia, cosa c’è dentro di me, nella mia testa, nel mio cuore che solo in certi luoghi riesco a emozionarmi tanto.

Mi guardo le mani rovinate, mi tocco la pelle del viso secca e rugosa, le labbra perennemente screpolate; alla fine di una dura giornata mi aspetta una notte in tenda, sbattuta dal vento, solo, e una cena a base di pasta condita con un filo d’olio e formaggio, cotta nell’acqua del fiume, nel pentolino igienicamente indecente. Eppure mi sento ricco, forte, sano e felice. In questi frangenti amo la vita. […]

Obes Grandini – America Latina: un viaggio in bicicletta
Ed. Studio editoriale Gordini – ISBN:978-88-95022-30-7