sunset-wallpaper-background-1920x1080-copiaAccettare il mondo così com’è, è più sano, positivo e giusto, che rifiutarlo, ma denota comunque una forma di egocentrismo, pertanto di limite. Passare dal rifiutare il mondo al accettarlo è certamente positivo, tra l’altro diminuisce i conflitti e la dipendenza dagli accadimenti, anche perché l’accettazione ci rende fautori della polarizzazione positiva delle esperienze, ma rappresenta pur sempre una una visione non chiara, denota mancanza di consapevolezza. Perché?

Essendo ogni attimo ciò che ineluttabilmente è, accettare o rifiutare il mondo è come se una goccia accettasse o rifiutasse ciò che fa l’Oceano nel suo insieme, come se la goccia decidesse del destino Oceanico.

In verità, non c’è nulla di effettivamente accettabile, rifiutare l’ineluttabilità è assurdo, come lo è accettarla. Certo, come appena scritto, l’atteggiamento di accettazione è, chiaramente, possibile ed è più positivo dell’apertura al rifiuto, ma l’ineluttabilità è questione di inevitabilità, non di accettazione o di rifiuto.

Chi accetta il corso degli eventi è perché non può rifiutarlo, causa condizionamenti che come risultante producono l’accettazione, chi rifiuta il mondo per quello che è, lo rifiuta perché non è capace di produrre accettazione: il rifiuto e l’accettazione fanno parte dell’ineluttabilità stessa.

Tra l’altro, è vero che con i pensieri influiamo sugli avvenimenti, che però accadono anche a prescindere dai pensieri, mentre l’accettazione e il rifiuto sono inscindibili dal pensare.

Certo, cambiando pensieri cambia il corso degli avvenimenti, ma siamo veramente in grado di cambiare pensieri, in quale misura?

Siamo in grado soltanto di produrre pensieri diversi, oppure capaci di creare pensieri migliori? Siamo in grado di pensare liberamente?

Si può pensare liberamente, essendo ogni pensiero condizionato dal nostro e altrui mondo concettuale? Libero pensiero: di chi, libero da cosa?

Siamo in grado di cambiare il concetto di io? E di migliorarlo? E di liberarcene?

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